Sono molto peggiorate le condizioni di salute di Hu Jia, attivista per i diritti umani detenuto dal dicembre 2007 e condannato lo scorso 3 aprile a tre anni e mezzo di carcere per aver criticato il governo cinese. L’Organizzazione non Governativa Human Rights Watch denuncia che in carcere Hu rischia la vita e chiede inoltre che cessi la stretta sorveglianza esercitata nei confronti di sua moglie Zeng Jinan, agli arresti domiciliari da mesi con la figlia neonata Qianci.
Hu, 34 anni, è noto nel paese per le sue battaglie a favore dei malati di Aids. Ha sempre combattuto per uno sviluppo democratico della Cina, per un’assoluta libertà religiosa e per una revisione della situazione del Tibet, che “dovrebbe essere libero di decidere del suo futuro”.
Con il tempo è diventato anche una sorta di punto centrale della dissidenza cinese: ha raccolto articoli, preparato ricorsi legali ed ha informato la comunità internazionale dell’opera di tutti gli altri oppositori del regime. Ha collaborato con i media stranieri e con le ambasciate, fornendo materiale sulle violazioni ai diritti umani commesse dal Partito comunista. E’ in carcere per “istigazione alla sovversione contro lo Stato” per avere criticato il governo per le violazioni dei diritti commesse durante l’organizzazione delle Olimpiadi. E’ stato condannato al termine di un processo in cui gli sono stati limitati persino gli incontri con l’avvocato. Il suo arresto è avvenuto nell’ambito della campagna governativa contro i difensori dei diritti umani che ha preceduto i Giochi di Pechino.
Hu soffre di cirrosi epatica, dovuta a una cronica epatite B. La moglie Zeng ha documentato sul suo blog il peggioramento della salute del marito ma le autorità di sicurezza hanno più volte negato cure mediche presso un centro specializzato. Da ultimo, il 16 settembre hanno risposto a Zeng che il marito non può ricevere permessi medici perché “è disobbediente”, rifiuta di stare “tranquillo” e viola le regole della prigione. Per questo Human Rights Watch chiede l’immediata liberazione di Hu, o che sia almeno portato dove può ricevere le necessarie cure mediche.
In prigione gli sono persino confiscate le lettere in uscita e gli sono proibite le visite della moglie e di altri parenti, perché – hanno detto a Zeng – “insiste a dare consigli su come migliorare la [vita in] prigione e non rinuncia a sostenere i diritti umani, creando problemi per il personale e la direzione del carcere”.
Zeng è agli arresti domiciliari dal 18 maggio 2007, insieme alla figlia di dieci mesi, sottoposta a rigida sorveglianza della polizia. Human Rights Watch denuncia che in Cina gli arresti domiciliari sono sentenziati in via extragiudiziale, senza una condanna.
Sophie Richardson, responsabile di H.R.W. per l’Asia, spiega che “la sorveglianza ininterrotta di Zeng e della figlia non solo viola diritti fondamentali, ma è una punizione collettiva per le attività di Hu”.
Fonte: AsiaNews/Human Rights Watch