Memorandum sulla effettiva autonomia per il popolo tibetano

Documento presentato alla dirigenza cines e dagli inviati del Dalai Lama in occasione dell’ottavo round di colloqui

(30 novembre – 5 dicembre 2008)

I – INTRODUZIONE
A partire dal 2002, quando sono stati riavviati contatti diretti con il Governo Centrale della Repubblica Popolare Cinese (PRC), si sono tenuti numerosi incontri tra gli inviati di Sua Santità il XIV Dalai Lama ed i rappresentanti del Governo Centrale. Nel corso di questi incontri abbiamo espresso chiaramente le aspirazioni dei Tibetani. L’essenza dell’Approccio della Via di Mezzo consiste nel garantire una vera autonomia per il popolo tibetano nel contesto della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese e nell’interesse comune dei due popoli.  Questo approccio si basa sugli interessi a lungo termine sia del popolo tibetano che del popolo cinese.  Confermiamo il nostro fermo impegno a non cercare la separazione o l’indipendenza.  Noi stiamo cercando una soluzione al problema tibetano attraverso una vera autonomia che sia compatibile con i principi dell’autonomia come espressi nella Costituzione della Repubblica Popolare Cinese.  La salvaguardia e lo sviluppo della specifica identità tibetana  in tutti i suoi aspetti serve gli interessi dell’umanità in generale e quelli del popolo tibetano e cinese in particolare.
Durante la settima tornata di incontri tenutasi a  Beijing l’1 e il 2 luglio 2008, il Vice Presidente della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese ed il Ministro del Dipartimento Centrale del Fronte Unitario del Lavoro, il Sig. Du Qinglin, hanno espressamente invitato Sua Santità il Dalai Lama ad avanzare suggerimenti per la stabilità e lo sviluppo del Tibet.  Il Vice Ministro Esecutivo del Dipartimento Centrale per il Fronte Unitario del Lavoro, il SIg. Zhu Weiqun,  ha detto che vorrebbero sapere le nostre opinioni per quanto riguardo il grado o la forma di autonomia che vorremmo ottenere nonché su tutti gli aspetti dell’autonomia regionale, sempre nell’ambito della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese.
In considerazione di quanto detto sinora, questo memorandum espone la nostra posizione per quanto riguarda una effettiva autonomia e su come le esigenze specifiche della nazione tibetana per quanto riguarda l’autonomia e l’auto-governo possono essere soddisfatte applicando i principi dell’autonomia presenti nella Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, così come noi li interpretiamo.  Partendo da questi presupposti, il Dalai Lama è fiducioso che le esigenze fondamentali della nazione tibetana possano essere soddisfatte realizzando una effettiva autonomia all’interno della Repubblica Popolare Cinese.
La Repubblica Popolare Cinese è uno stato multinazionale e, come in molte altre parti del mondo, cerca di risolvere il problema delle nazionalità attraverso l’autonomia e l’auto-governo delle nazionalità di minoranza.  La Costituzione della Repubblica Popolare Cinese contiene principi fondamentali per quanto riguarda l’autonomia e l’autogoverno i cui obiettivi sono compatibili con le esigenze e le aspirazioni dei Tibetani.  L’autonomia nazionale regionale intende contrastare l’oppressione e la separazione delle nazionalità rifiutando sia lo sciovinismo degli Han che il nazionalismo locale.  Ha come obiettivo la salvaguardia della cultura e dell’identità delle nazionalità minori riconoscendo loro il potere di gestirsi in proprio.
Le esigenze dei Tibetani possono essere in larga parte soddisfatte nel contesto dei principi relativi all’autonomia, così come noi li interpretiamo.  In diversi punti la Costituzione dà notevoli poteri discrezionali agli organi statali per quanto riguarda il processo decisionale e il funzionamento del sistema dell’autonomia.  Questi poteri discrezionali possono essere esercitati per facilitare l’effettiva autonomia dei Tibetani secondo modalità che rispettino l’unicità della situazione tibetana.  Nell’attuare questi principi la legislazione relativa all’autonomia potrebbe dover essere rivista o modificata per tenere conto delle caratteristiche e delle esigenze specifiche della nazionalità tibetana.  S c’è buona volontà da ambedue le parti, i problemi esistenti possono essere risolti nell’ambito dei principi costituzionali relativi all’autonomia.  In questo modo si realizzerebbero l’unità nazionale, la stabilità e relazioni armoniche tra i Tibetani e le altre nazionalità.

II IL RISPETTO DELL’INTEGRITA’ DELLA NAZIONALITA’ TIBETANA
I Tibetani appartengono ad una nazionalità minore, a prescindere dalle attuali divisioni amministrative.  L’integrità della nazionalità tibetana deve essere rispettata. Questo è lo spirito, l’intento ed il principio che sta alla base del concetto costituzionale dell’autonomia regionale nazionale nonché del principio dell’uguaglianza tra le nazionalità.
Non si discute il fatto che i Tibetani condividano la stessa lingua, la stessa cultura, la stessa tradizione spirituale, gli stessi valori e le stesse usanze, che essi appartengano allo stesso gruppo etnico e che essi abbiano un forte senso di identità comune.  I Tibetani condividono la stessa storia e nonostante un periodo di divisione politica o amministrativa, i Tibetani hanno continuato a rimanere uniti grazie alla religione, alla cultura, all’educazione, alla lingua, al modo di vivere ed all’ambiente unico in cui vivono.
La nazione tibetana vive in un’unica area sull’altopiano del Tibet, dove i Tibetani hanno vissuto per millenni e dove sono perciò indigeni.  Ai fini dei principi costituzionali relativi all’autonomia nazionale regionale i Tibetani vivono all’interno della Repubblica Popolare Cinese come un’unica nazione sull’altopiano tibetano.
Per i motivi esposti, la Repubblica Popolare Cinese ha riconosciuto la nazione tibetana come una delle 55 nazionalità minori.

III LA ASPIRAZIONE DEI TIBETANI
I Tibetani hanno una propria ricca storia, una propria cultura e una propria tradizione spirituale che formano una parte importante del patrimonio dell’umanità.  I Tibetani non desiderano solo proteggere la propria identità, che essi amano profondamente: desiderano anche sviluppare la propria cultura e la propria vita spirituale e le proprie conoscenze secondo modalità che sono le più adatte alle esigenze ed alle condizioni dell’umanità nel 21° secolo.
In quanto parte dello stato multinazionale della Repubblica Popolare Cinese, i Tibetani possono trarre grande vantaggio dai rapidi sviluppi economici e scientifici del paese.  Pur desiderando partecipare attivamente e contribuire a questo sviluppo, vogliamo essere certi che ciò accada senza che il nostro popolo perda la propria identità tibetana, la propria cultura ed i propri valori fondamentali e senza mettere in pericolo l’ambiente particolare e fragile dell’altopiano tibetano, di cui i Tibetani sono indigeni.
L’unicità della situazione tibetana è stata costantemente riconosciuta all’interno della Repubblica Popolare Cinese ed anche nell’”Accordo in 17 punti” e nelle dichiarazioni politiche dei vari leader cinesi che si sono succeduti da allora;  dovrebbe pertanto continuare a rappresentare la base di partenza per la definizione della portata e della struttura  dell’autonomia della nazione tibetana all’interno della Repubblica Popolare Cinese.  La Costituzione riflette un principio fondamentale di flessibilità per far fronte a situazioni particolari, come per esempio le caratteristiche e le esigenze specifiche delle nazionalità minori.
L’impegno di Sua Santità il Dalai Lama a cercare una soluzione per il popolo tibetano all’interno della Repubblica Popolare Cinese è chiaro e inequivocabile.  Questa posizione è pienamente conforme alla dichiarazione del leader Deng Xiaoping secondo cui tutte le altre questioni, tranne quella dell’indipendenza,  possono essere risolte attraverso il dialogo.  Perciò, se da un alto ci impegniamo a rispettare in pieno l’integrità territoriale della Repubblica Popolare Cinese, dall’altro ci aspettiamo che il Governo Centrale riconosca e rispetti in pieno l’integrità territoriale della nazione tibetana ed il suo diritto ad esercitare una effettiva autonomia all’interno della Repubblica Popolare Cinese.  Noi riteniamo che questa sia la base di partenza per risolvere le divergenze e promuovere l’unità, la stabilità e l’armonia tra le varie nazionalità.
Perché i Tibetani possano affermarsi come nazione distinta all’interno della Repubblica Popolare Cinese, essi devono continuare a progredire e a svilupparsi economicamente, socialmente e politicamente in maniera parallela allo sviluppo della Repubblica Popolare Cinese e del mondo intero pur nel rispetto delle peculiarità del Tibet.  Perché questo possa avvenire, è assolutamente necessario che sia riconosciuto e attuato in tutta la regione dove i Tibetani vivono in comunità compatte all’interno della Repubblica Popolare Cinese il loro diritto all’autogoverno, nel rispetto delle esigenze, priorità e caratteristiche delle nazione tibetana.
La cultura e l’identità del popolo tibetano possono essere tutelate e promosse dai Tibetani stessi e da nessun altro. Pertanto i Tibetani dovrebbero essere in grado di auto-sostenersi, auto-svilupparsi e auto-governarsi;  si deve perciò trovare un equilibrio ottimale tra questa spinta all’autonomia e la necessaria e gradita guida ed assistenza da parte del Governo Centrale e delle altre province e regioni della Repubblica Popolare Cinese.

IV LE ESIGENZE FONDAMENTALI DEI TIBETANI
La questione dell’auto-governo

1) La lingua
La lingua è l’attributo più importante dell’identità del popolo tibetano.  Il tibetano è il mezzo di comunicazione primario, la lingua in cui sono scritti la letteratura, i testi spirituali e storici nonché le opere scientifiche della cultura tibetana.  La lingua tibetana non è inferiore al sanscrito da un punto di vista grammaticale, ma anzi è l’unica in cui il sanscrito può essere tradotto senza errori. Perciò sono in lingua tibetana le opere letterarie più numerose e meglio tradotte; inoltre molti studiosi ritengono che il numero maggiore di composizioni letterarie sia in lingua tibetana.  L’articolo 4 della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese garantisce la libertà di tutte le nazionalità “ad usare e sviluppare le proprie lingue scritte e parlate…”.
Perché i Tibetani possano usare e sviluppare il loro linguaggio, il tibetano deve essere rispettato come la principale lingua parlata e scritta. Dunque la lingua principale delle regioni autonome tibetane deve essere il tibetano.
Questo principio è ampiamente riconosciuto dall’Articolo 121 della Costituzione che dice:”gli organi dell’autogoverno delle regioni nazionali autonome usano la lingua scritta e parlata o la lingua di uso comune in quei luoghi”.  L’Articolo 10 della Legge sull’Autonomia Nazionale Regionale (LRNA) prevede che questi organi “devono garantire la libertà delle nazionalità in queste aree ad usare e sviluppare le proprie lingue parlate e scritte….”.
Coerentemente con il principio del riconoscimento del tibetano come lingua principale nelle aree tibetane, l’Articolo 36 dell’LRNA prevede anche che le autorità di governo autonomo possono decidere “quale lingua debba essere usata nell’istruzione e nelle procedure di iscrizione” per quanto riguarda il sistema scolastico.  Questo implica il riconoscimento del principio che lo strumento principale per l’istruzione è il tibetano.

2) La cultura
Il concetto di autonomia nazionale regionale è essenziale per salvaguardare la cultura delle nazionalità minori.  Di conseguenza la Costituzione della Repubblica Popolare Cinese fa riferimento alla salvaguardia della cultura negli Articoli 22, 47 e 119;  riferimenti si trovano anche nell’Articolo 18 dell’ LRNA.  Per i Tibetani la cultura tibetana è strettamente correlata alla religione, alla tradizione, alla lingua e all’identità che sono minacciate a vari livelli.  Poiché i Tibetani vivono all’interno dello stato multinazionale della Repubblica Popolare Cinese, questa eredità culturale tibetana deve essere protetta ricorrendo ad adeguati strumenti costituzionali.

3) La religione
La religione è fondamentale per i Tibetani e il Buddismo è strettamente correlato alla loro identità.  Noi riconosciamo l’importanza della separazione tra chiesa e stato, ma questo non dovrebbe influire sulla libertà e sulle pratiche religiose dei credenti.  E’ impossibile per i Tibetani immaginare la libertà personale e della comunità senza la libertà di credo, di coscienza e di religione.  La Costituzione riconosce l’importanza della religione e protegge il diritto di professarla.  L’Articolo 36 garantisce a tutti i cittadini il diritto alla libertà di religione.  Nessuno può costringere l’altro a credere o a non credere in una religione.  La discriminazione su base religiosa è proibita.
Un’interpretazione del principio costituzionale alla luce degli standard internazionali comprenderebbe anche la libertà per quanto riguarda le modalità di culto.  La libertà riguarda il diritto dei monasteri di essere organizzati e gestiti secondo la tradizione monastica buddista, di occuparsi delle istruzione e di studi e di accettare qualunque numero di monaci o suore di qualunque età.  L’usanza di tenere sedute di insegnamento pubblico e il conferimento di poteri a grandi gruppi di fedeli rientra in questa libertà e lo stato non dovrebbe interferire nelle pratiche e nelle tradizioni religiose quali, per esempio, il rapporto tra insegnante e discepolo, la gestione delle istituzioni monastiche ed il riconoscimento delle reincarnazioni.

4) L’istruzione
Il desiderio dei Tibetani di sviluppare e gestire il proprio sistema scolastico in cooperazione con il Ministero dell’Istruzione del governo centrale è supportato dai principi contenuti nella Costituzione per quanto riguarda l’istruzione.  Lo stesso vale per l’aspirazione ad occuparsi di e a contribuire allo sviluppo delle scienze e della tecnologia.  Prendiamo nota del crescente riconoscimento del contributo dato allo sviluppo scientifico internazionale dalla psicologia, dalla metafisica, dalla cosmologia buddista e dalla capacità del Buddismo di comprendere la mente umana.
Se l’Articolo 19 della Costituzione  prevede che lo stato si deve assumere la responsabilità di fornire l’istruzione ai propri cittadini, l’Articolo 119 riconosce il principio che “gli organi dell’autogoverno delle regioni nazionali autonome gestiscono indipendentemente le questioni relative all’istruzione  nelle rispettive zone…”.  Questo principio viene reiterato nell’Articolo 36 dello LRNA.
Poiché il grado di  autonomia nel processo decisionale non è chiaro, il punto da sottolineare è che i Tibetani vogliono esercitare una effettiva autonomia per quanto riguarda l’istruzione e questo desiderio è supportato dai principi costituzionali relativi all’autonomia.

Per quanto riguarda l’aspirazione a partecipare e contribuire allo sviluppo del sapere scientifico e della tecnologia, la Costituzione (Articolo 119) e la LRNA (Articolo 39) riconoscono chiaramente il diritto delle regioni autonome a sviluppare il sapere scientifico e la tecnologia.

5) La salvaguardia dell’ambiente
Nel Tibet nascono i più grandi fiumi dell’Asia.  Qui si trovano anche le più alte montagne nonché i più estesi ed elevati altopiani del mondo, è ricco di risorse minerarie, di antiche foreste e di molte profonde vallate vergini.
La propensione alla salvaguardia dell’ambiente è accentuata dal tradizionale rispetto del popolo tibetano per tutte le forme di vita, che vieta di danneggiare qualunque forma di vita, sia umana che animale.  Il Tibet è un santuario della natura incontaminata in un ambiente naturale che non ha uguali.
Oggi l’ambiente tradizionale del Tibet sta subendo danni irreparabili.  Ciò è particolarmente evidente per  quanto riguarda I pascoli, le coltivazioni, le foreste, le risorse idriche e gli animali
e le piante selvatiche.
In considerazione di ciò, in base agli Articoli 45 e 66 dell’ LNRA, il popolo tibetano dovrebbe avere il pieno controllo dell’ambiente e dovrebbe poter continuare ad attuare le proprie politiche tradizionali per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente.

6) Utilizzazione delle risorse naturali
Per quanto riguarda la salvaguardia e la gestione dell’ambiente naturale e l’utilizzo delle risorse naturali, la Costituzione e l’ LRNA riconoscono solo un ruolo limitato agli organi di autogoverno delle regioni autonome (Articoli 27, 28, 45 e 66 dell’ LRNA e Articolo 118 della Costituzione, in cui si dice che lo stato “presterà la dovuta considerazione agli interessi delle [regioni nazionali autonome])”.  L’ LRNA riconosce l’importanza che riveste per le regioni autonome la protezione e lo sviluppo di foreste e pascoli (Articolo 27) e il fatto che diano “priorità allo sfruttamento ed all’ utilizzo razionale delle risorse naturali che le autorità locali hanno il diritto di sviluppare”, ma soltanto entro i limiti fissati dalla programmazione statale e dagli accordi legali.  Infatti il ruolo centrale dello Stato in queste questioni è confermato dall’Articolo 9 della Costituzione.

I principi dell’autonomia enunciati nella Costituzione non possono, secondo noi, guidare i Tibetani a diventare padroni del proprio destino se essi non vengono sufficientemente coinvolti nel processo decisionale per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse naturali, quali le risorse minerarie, le acque, le foreste, le montagne, i pascoli ecc.
La proprietà della terra è il fondamento su cui si basano lo sviluppo delle risorse naturali, le imposte e le entrate di un’economia.  E’ perciò essenziale che solo la nazionalità che risiede in una regione autonoma abbia l’autorità legale per trasferire o dare in affitto la terra, con l’eccezione della terra di proprietà dello stato.  Allo stesso modo, la regione autonoma deve essere totalmente indipendente per quanto riguarda la formulazione e l’attuazione di programmazioni concorrenti con quelle di stato.

7) Lo sviluppo economico e il commercio
Lo sviluppo economico in Tibet è ben visto e molto necessario.  Il popolo tibetano resta uno dei popoli meno progrediti economicamente all’interno della Repubblica Popolare Cinese.
La Costituzione riconosce il principio secondo cui le autorità autonome svolgono un ruolo importante nello sviluppo delle proprie regioni in considerazione delle caratteristiche e delle esigenze specifiche di ogni area (Articolo 118 della Costituzione e Articolo 25 dell’ LRNA).  La Costituzione riconosce anche il principio dell’autonomia per quanto riguarda l’amministrazione e la gestione finanziaria (Articolo 117 della Costituzione e Articolo 32 dell’ LRNA).  La Costituzione riconosce anche l’importanza dei finanziamenti e dell’assistenza fornita dallo Stato alle regioni autonome per accelerarne lo sviluppo (Articolo 122 e Articolo 22 dell’ LRNA).
In modo simile l’Articolo 31 dell’ LRNA riconosce la competenza delle regioni autonome, particolarmente di quelle come il Tibet che confinano con paesi terzi, per quanto riguarda la gestione dei commerci di frontiera nonché del commercio con paesi stranieri.  Il riconoscimento di questi principi è importante per la nazione tibetana vista la vicinanza della regione a paesi stranieri con cui il popolo ha affinità culturali, religiose, etniche ed economiche.
L’assistenza fornita dal Governo Centrale e dalle province dà benefici temporanei, ma nel lungo termine, se il popolo tibetano non è autosufficiente e deve dipendere da altri, essa non può che causare danni.  Perciò un obiettivo importante dell’autonomia è rendere il popolo tibetano economicamente autosufficiente.

8) La sanità pubblica
La Costituzione sancisce la responsabilità dello Stato in materia di sanità ed assistenza medica (Articolo 21).  L’Articolo 119 riconosce che questa è un’area di responsabilità per le regioni autonome. L’LRNA (Articolo 40) riconosce anche il diritto degli organi di autogoverno delle regioni autonome a “prendere decisioni indipendenti per quanto riguarda la programmazione dello sviluppo del sistema sanitario e per far progredire la medicina sia moderna che tradizionale delle varie nazionalità”.
Il sistema sanitario esistente non è sufficiente per soddisfare le esigenze della popolazione rurale tibetana.  Secondo i principi enunciati nelle leggi ricordate prima, gli organi delle autonomie regionali devono avere le competenze e le risorse per far fronte alle esigenze sanitarie dell’intera popolazione tibetana.  Devono anche avere le competenze necessarie per promuovere il sistema medico tibetano nel pieno rispetto delle pratiche tradizionali.

9) L’ordine pubblico
Per quanto riguarda l’ordine pubblico è importante che la maggioranza delle forze di sicurezza sia costituito da membri della popolazione locale che conoscono e rispettano gli usi e le tradizioni locali.
Nelle regioni tibetane l’autorità decisionale non si trova nelle mani di funzionari tibetani locali.
La responsabilità per l’ordine pubblico interno e per la sicurezza delle regioni autonome è un aspetto importante dell’autonomia e dell’autogoverno.  La Costituzione (Articolo 120) e l’ LRNA (Articolo 24) riconoscono l’importanza del coinvolgimento a livello locale ed autorizzano le regioni autonome ad organizzare il proprio sistema di sicurezza all’interno del “sistema militare dello Stato, nel rispetto delle esigenze pratiche e con l’approvazione del Consiglio di Stato”.

10)  Regole per la migrazione della popolazione
L’obiettivo fondamentale dell’autonomia regionale nazionale e dell’autogoverno è la salvaguardia dell’identità, della cultura, della lingua ecc. delle nazionalità minori nonché il conseguimento dell’indipendenza per quanto riguarda la gestione delle questioni interne.  Quando viene applicato ad un territorio particolare in cui la nazionalità minore vive in comunità concentrate, il principio stesso e lo scopo dell’autonomia regionale nazionale vengono trascurate se viene incoraggiata e consentita la migrazione e l’insediamento su larga scala della nazionalità Han.  I grandi cambiamenti demografici causati da questa migrazione avranno come effetto l’assimilazione più che l’integrazione della nazione tibetana nella nazione Han e la graduale estinzione della cultura e dell’identità della nazione tibetana.  Inoltre il grande afflusso di persone di nazionalità Han e di altre nazionalità nelle regioni tibetane cambierà in maniera sostanziale le condizioni necessarie per l’esercizio dell’autonomia regionale in quanto i criteri costituzionali per l’esercizio dell’autonomia verranno modificati:   in particolare non sarà più rispettato il presupposto che la nazionalità minore “viva in comunità compatte” in un certo territorio a causa dei movimenti e dei trasferimenti di grandi numeri di persone.  Se queste migrazioni ed insediamenti continuano senza controllo, i Tibetani non si troveranno più a vivere in una o più comunità compatte e di conseguenza non avranno più diritto, in base alla Costituzione, all’autonomia regionale nazionale.  Questo in effetti sarebbe una violazione dei principi costituzionali per quanto attiene le questioni delle varie nazionalità.
C’è un precedente nella Repubblica Popolare Cinese per quanto riguarda la restrizione di movimento o di residenza dei cittadini.  C’è solo un riconoscimento molto limitato del diritto delle regioni autonome di mettere a punto misure per controllare “la popolazione di passaggio” in quelle regioni.  Per noi sarebbe di vitale importanza che gli organi autonomi di autogoverno potessero avere l’autorità di regolamentare la residenza, l’insediamento e l’occupazione o le attività economiche di persone che desiderano trasferirsi nelle regioni tibetane da altre parti della Repubblica Popolare Cinese al fine di garantire il rispetto e la realizzazione degli obiettivi del principio dell’autonomia.
Non è nostra intenzione espellere i non-Tibetani che si sono insediati permanentemente nel Tibet ed hanno vissuto là e sono cresciuti là per un certo periodo di tempo.  La nostra preoccupazione riguarda il movimento massiccio di persone principalmente di nazionalità Han e di alcune altre nazionalità in molte regioni del Tibet, che ha rivoluzionato le comunità esistenti, marginalizzando la popolazione tibetana e minacciando il delicato ambiente naturale.

11) Scambi culturali, didattici e religiosi con altri paesi
Oltre all’importanza degli scambi e della cooperazione tra la nazione tibetana e le altre nazionalità, province e regioni della Repubblica Popolare Cinese in questioni coperte dall’autonomia, quali la cultura, l’arte, l’educazione, la scienza, la salute pubblica, lo sport, la religione, l’ambiente, l’economia e così via, il potere delle regioni autonome di effettuare questi scambi con paesi esteri in questi campi è anche riconosciuto nell’ LRNA (Articolo 42).

V CREAZIONE DI UN’UNICA AMMINISTRAZIONE PER LA NAZIONE TIBETANA ALL’INTERNO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE
Perché la nazione tibetana possa svilupparsi con una sua specifica identità, cultura e tradizione spirituale attraverso l’autogoverno nel rispetto delle specifiche esigenze sopra ricordate, l’intera comunità, comprendente tutte le aree attualmente designate dalla Repubblica Popolare Cinese con il nome di regioni autonome tibetane, dovrebbe rientrare sotto un unico organismo amministrativo.  Le attuali divisioni amministrative, che governano e amministrano le comunità tibetane nelle varie province e regioni della Repubblica Popolare Cinese, fomentano la frammentazione, causano differenze nei gradi di sviluppo e indeboliscono la capacità della nazione tibetana di proteggere e promuovere la propria identità culturale, spirituale ed etnica.

Piuttosto che rispettare l’integrità della nazione, questa politica ne promuove la frammentazione e ignora lo spirito di autonomia.  Mentre altre nazionalità minori, come gli Uiguri ed i Mongoli, si governano quasi interamente all’interno delle rispettive regioni autonome, i Tibetani continuano ad essere considerati come tante nazionalità minori invece di un’unica nazione.

Il trasferimento di tutti i Tibetani che attualmente vivono in regioni tibetane autonome designate in un unico territorio amministrativo autonomo è assolutamente in linea con il principio costituzionale di cui all’Articolo 4, reiterato nell’Articolo 2 dell’ LRNA, che dice che “l’autonomia regionale viene attuata in aree dove persone appartenenti a nazionalità minori vivono in comunità concentrate”.  L’LRNA descrive l’autonomia nazionale regionale come la “politica di base adottata dal Partito Comunista Cinese per la soluzione della questione nazionale in Cina” e ne spiega il significato e le finalità nella Prefazione:
le nazionalità minori, sotto una guida statale unificata, attuano l’autonomia regionale in aree dove esse vivono in comunità concentrate e costituiscono organi di autogoverno per l’esercizio di tale autonomia.  L’autonomia nazionale regionale è espressione del pieno rispetto dello stato nei confronti del diritto delle nazionalità minori di amministrare i propri affari interni nonché della sua aderenza al principio dell’uguaglianza, dell’unità e della prosperità di tutte le nazionalità.
E’ chiaro che la nazione tibetana all’interno della Repubblica Popolare Cinese sarà in grado di esercitare efficacemente il proprio diritto all’autogoverno solo quando potrà farlo attraverso un organo di autogoverno che abbia giurisdizione su tutta la nazione tibetana nella sua interezza.
L’ LRNA riconosce il principio secondo cui i confini delle regioni nazionali autonome potrebbero dover essere modificati.  L’esigenza di vedere applicati i principi fondamentali della Costituzione sull’autonomia regionale attraverso il rispetto dell’integrità della nazione tibetana non solo è totalmente legittimo, ma le modifiche amministrative che potrebbero essere necessarie per realizzarla non violano in alcun modo i principi costituzionali.  Ci sono vari precedenti in cui ciò è stato effettivamente fatto.

VI  LA NATURA E LA STRUTTURA DELL’AUTONOMIA
La misura in cui il diritto all’autogoverno e all’auto-amministrazione possono essere esercitati in relazione agli aspetti sopra ricordati determina in larga misura quanto  l’autonomia tibetana sia effettivamente realizzata.  Il compito che si prospetta, perciò, è di esaminare come l’autonomia può essere regolamentata ed esercitata per rispondere in maniera efficace alla situazione specifica ed alle esigenze fondamentali della nazione tibetana.
L’esercizio di un’effettiva autonomia comprende il diritto dei Tibetani a creare un proprio governo regionale nonché le istituzioni ed i processi governativi che meglio rispondono alle loro esigenze ed alle loro caratteristiche.  Richiederebbe che al Congresso del Popolo della regione autonoma fosse riconosciuto il potere di legiferare su tutte le questioni che rientrano nella competenza della regione (cioè tutti gli aspetti analizzati in precedenza) e che altri organi del governo autonomo avessero il potere di assumere decisioni in maniera autonoma.  L’autonomia implica anche la rappresentazione e una partecipazione significativa nel processo decisionale a livello nazionale del Governo Centrale.  Perché ci sia un’effettiva autonomia, devono essere resi operativi specifici processi per l’effettiva consultazione e la stretta collaborazione, o processi decisionali congiunti, tra il Governo Centrale ed il governo regionale su argomenti di interesse comune.
Un elemento cruciale per un’effettiva autonomia è la garanzia, prevista dalla Costituzione e da altre leggi, che i poteri e le responsabilità attribuite alla regione autonoma non possono essere abrogate o modificate unilateralmente.  Questo significa che né il Governo Centrale né il governo della regione autonoma dovrebbe poter cambiare le caratteristiche fondamentali dell’autonomia senza il preventivo consenso dell’altra parte.
I parametri e le caratteristiche specifiche di questa effettiva autonomia per il Tibet che risponda alle esigenze e alle condizioni particolari del popolo e della regione tibetana dovrebbero essere espressi in maniera dettagliata nei regolamenti relativi all’esercizio dell’autonomia, come previsto dall’Articolo 116 della Costituzione (Articolo 19 dell’ LRNA), o, se ritenuto più adeguato, in un insieme di leggi e regolamenti specifici adottati a questo scopo.  La Costituzione, compreso l’Articolo 31, prevede la possibilità di adottare leggi speciali per far fronte a situazioni particolari, quale è quella del Tibet, pur nel rispetto del sistema sociale, economico e politico esistente all’interno del paese.
La Sezione VI della Costituzione prevede organi di autogoverno per le regioni nazionali autonome e riconosce il loro potere di legiferare,  Così l’Articolo 116 (reso esecutivo con l’Articolo 19 del LRNA) fà riferimento al loro potere di promulgare “regolamenti separati alla luce delle caratteristiche politiche, economiche e culturali della nazionalità o delle nazionalità nei campi di competenza”.  Parimenti la Costituzione riconosce i poteri dell’amministrazione autonoma in certi ambiti (Articoli dal 117 al 120) nonché il potere dei governi autonomi di usare flessibilità nell’attuazione delle leggi e delle politiche del Governo Centrale e dei più alti organi dello stato per tener conto delle condizioni delle regioni autonome interessate (Articolo 115).
Le disposizioni legali su ricordate contengono limitazioni significative per quanto riguarda l’autorità decisionale degli organi di governo autonomi.  Tuttavia la Costituzione riconosce il principio che gli organi di autogoverno possono legiferare e prendere decisioni politiche in relazione a problematiche locali e che queste leggi e decisioni possono essere diverse da quelle adottate altrove, anche dal Governo Centrale.
Sebbene le esigenze dei Tibetani siano ampiamente coerenti con i principi dell’autonomia previsti dalla Costituzione, come abbiamo dimostrato, la loro realizzazione non è possibile a causa di svariati problemi.
La realizzazione di un’effettiva autonomia, per esempio, richiede una chiara divisione di poteri e di responsabilità tra il Governo Centrale ed il governo della regione autonoma.  Attualmente non c’è chiarezza al riguardo e la portata dei poteri legislativi delle regioni autonome è sia incerta che severamente limitata.  Così, mentre la Costituzione intende riconoscere l’esigenza specifica delle regioni autonome di legiferare su molte questioni che le riguardano, il fatto che l’Articolo 116 richieda la previa approvazione da parte dei livelli più alti del Governo Centrale – in particolare della Commissione Permanente del Congresso Nazionale del Popolo (NPC) – di fatto rende impossibile l’attuazione di questo principio di autonomia.  In realtà sono solo i congressi autonomi regionali che richiedono espressamente questa approvazione, mentre i congressi delle province ordinarie (non autonome) della Repubblica Popolare Cinese non hanno bisogno di questo permesso preventivo e semplicemente informano la Commissione Permanente del NPC dell’avvenuta approvazione (Articolo 100).
L’esercizio dell’autonomia è ulteriormente soggetto a un numero considerevole di leggi e regolamenti ai sensi dell’Articolo 115 della Costituzione.  Certe leggi effettivamente limitano l’autonomia della regione autonoma, mentre altre spesso non sono coerenti tra loro.  Il risultato è che l’effettiva portata dell’autonomia è poco chiara e non ben definita, poiché viene modificata unilateralmente con la promulgazione di leggi e regolamenti ai più alti livelli dello stato, e persino a causa di cambiamenti nella politica.  Non esiste un processo adeguato per la consultazione o per la composizione di dispute che sorgono tra gli organi del Governo Centrale e i governi regionali per quanto riguarda la portata e l’esercizio dell’autonomia.  In pratica l’incertezza che ne deriva limita l’iniziativa delle autorità regionali e attualmente impedisce l’esercizio di una effettiva autonomia da parte dei Tibetani.
A questo stadio non desideriamo entrare nel dettaglio di questi e altri aspetti che impediscono l’esercizio di un’ effettiva autonomia da parte dei Tibetani.  Vogliamo solo accennarvi in modo da poterli affrontare in maniera costruttiva nei nostri dialoghi futuri. Continueremo a studiare la Costituzione e altre disposizioni legali sull’argomento e, quando appropriato, saremo contenti di fornire ulteriori analisi su questi aspetti, così come noi li interpretiamo.

VII IL CAMMINO CHE CI ASPETTA
Come dichiarato in apertura, la nostra intenzione è di esplorare come le esigenze della nazione tibetana possono essere soddisfatte all’interno della Repubblica Popolare Cinese poiché crediamo che queste esigenze siano coerenti con i principi della Costituzione sull’autonomia.  Come Sua Santità il Dalai Lama ha dichiarato in diverse occasioni, non abbiamo un’agenda nascosta.  Non abbiamo nessuna intenzione di usare qualunque accordo sull’autonomia come punto di partenza per una separazione dalla Repubblica Popolare Cinese.
L’obiettivo del Governo Tibetano in Esilio è di rappresentare gli interessi del popolo tibetano e di farsene portavoce.  Pertanto non sarà più necessario e sarà sciolto non appena verrà raggiunto un accordo.  In effetti, Sua Santità ha confermato la sua decisione di non accettare alcun incarico politico in Tibet nel futuro.  Sua Santità il Dalai Lama, tuttavia, intende usare tutta la sua influenza personale per assicurare che un tale accordo abbia la legittimazione necessaria per ottenere l’appoggio di tutto il popolo tibetano.
Sulla base di questo forte impegno, proponiamo che il prossimo passo in questo processo sia l’accordo ad avviare un serio confronto sui punti esposti in questo memorandum.  A questo fine proponiamo di discutere e concordare un meccanismo o più meccanismi e un calendario di lavoro.

Da: http://servizi.radicalparty.org/documents/index.php?func=detail&par=3847