Dharamsala, 21 aprile 2009. Penkyi, una giovane donna di ventuno anni della Contea di Sakya (nella foto), è stata condannata a morte dal tribunale di Lhasa perché riconosciuta colpevole di aver concorso ad appiccare il fuoco a due negozi nel centro di Lhasa il 14 marzo 2008. Come avvenuto per Tenzin Phuntsok e Kangtsuk, i due tibetani condannati alla pena capitale lo scorso 8 aprile sotto la medesima imputazione, l’esecuzione della pena è stata sospesa per due anni. La pena dell’ergastolo e dieci anni di carcere sono stati inflitti ad altre due donne. Si tratta di Penkyi, ventitré anni, (omonima della condannata a morte) originaria del villaggio di Thamtoe, Contea di Nyemo, e della ventenne Chimed.
Un portavoce del tribunale ha dichiarato che la Corte, malgrado la gravità dei reati, ha mostrato clemenza nei confronti delle due ragazze di nome Penkyi in quanto si sono spontaneamente consegnate alla polizia. Ha inoltre fatto sapere che i processi si sono svolti pubblicamente e in conformità alle leggi della Repubblica popolare cinese, e che alle imputate è stata fornita l’assistenza di un avvocato assistito da un interprete di lingua tibetana.Il Governo Tibetano in Esilio, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia e tutte le principali organizzazioni non governative tibetane hanno duramente criticato le sentenze inflitte alle giovani patriote ed espresso forti dubbi sulla legalità dei processi.
Un portavoce del tribunale ha dichiarato che la Corte, malgrado la gravità dei reati, ha mostrato clemenza nei confronti delle due ragazze di nome Penkyi in quanto si sono spontaneamente consegnate alla polizia. Ha inoltre fatto sapere che i processi si sono svolti pubblicamente e in conformità alle leggi della Repubblica popolare cinese, e che alle imputate è stata fornita l’assistenza di un avvocato assistito da un interprete di lingua tibetana.Il Governo Tibetano in Esilio, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia e tutte le principali organizzazioni non governative tibetane hanno duramente criticato le sentenze inflitte alle giovani patriote ed espresso forti dubbi sulla legalità dei processi.