Dharamsala, 24 aprile 2009 (AsiaNews – Phayul) – Dura condanna del Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia per il processo a Tulku Phurbu Tsering Rinpoche, cinquantadue anni, iniziato il 21 aprile 2009, il primo intentato contro un leader buddista di grande spicco, accusato di aver preso parte alle proteste del marzo 2008. Nella zona sono massime le misure di sicurezza e la situazione è tesa. Phurbu, un lama molto stimato e rispettato dai tibetani, è in carcere dal 18 maggio 2008 con l’accusa di possesso illegale di una pistola e di oltre cento proiettili, trovati presso la sua abitazione a Kardze (Prefettura di Sichuan) dalla polizia durante una perquisizione. Il reato è punibile con quindici anni di carcere. Il suo avvocato, Li Fangping, ha affermato che la polizia, dopo quattro giorni di interrogatori e dopo aver minacciato l’arresto della moglie e dei figli di Tulku Phurbu se non avesse confessato, ha estorto al lama una falsa confessione. “L’accusa è insostenibile” – ha dichiarato Li – “La polizia non ha nemmeno controllato la provenienza dell’arma né le impronte digitali”.Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia denuncia la strategia cinese di processare eminenti leader buddisti, sotto l’accusa di istigare la popolazione alla violenza, per giustificare la dura repressione attuata dalla polizia cinese dal marzo 2008. Ricorda che già in passato sono stati arrestati e processati con false accuse molte personalità religiose, quali Khenpo Jigme Phuntsok del Serthar Buddhist Institute, Tenzin Delek Rinpoche fondatore del monastero Kham Nalanda e Bangi Rinpoche, fondatore dell’orfanotrofio Gyatso a Lhasa.