19 maggio 2009. Il sito in lingua tibetana di Shingza Rinpoche (www.wokar.net), riporta questo comunicato riguardante una nuova azione di protesta intrapresa da un piccolo gruppo di monaci tibetani. Volentieri lo segnaliamo ringraziando Karma C. per la traduzione dal tibetano e Piero Verni per la segnalazione. Questo il testo del comunicato:
“Dal 10 maggio 2009 è iniziato, nella più completa segretezza, il secondo movimento “Ritorno in Tibet”. Una decina di monaci tibetani ha infatti lasciato la capitale indiana Nuova Delhi il 14 maggio, procedendo via terra con delle jeep. Purtroppo, il giorno 16, una tempesta di neve ha bloccato le loro macchine. Ma quest’inconveniente non ha fermato la loro determinazione a tornare in Tibet e hanno quindi proseguito a piedi. Da allora non abbiamo più loro notizie e non sappiamo dove si trovino in questo momento.
La ragione per cui il venerabile Shingza Rinpoche e il gruppo dei monaci ha organizzato quest’azione è il sangue tibetano che scorre nelle loro vene e che, come ogni altro abitante del Paese delle Nevi, desiderano che la Nazione tibetana torni a essere libera e il suo popolo felice. Quindi siamo disposti a offrire le nostre vite per realizzare questi obiettivi. Oltre ai dieci monaci che sono già impegnati in questa iniziativa, ci sono altri uomini e donne che si sono dichiarati disposti a seguirli e noi abbiamo fiducia che lo faranno al momento opportuno.
Mentre è tra noi la presenza, più preziosa dell’oro, di Sua Santità il Dalai Lama preghiamo perché il popolo tibetano non sprechi questa presenza e metta il benessere e la libertà della Nazione tibetana in cima ai propri pensieri. La lotta deve continuare. Se rimane solo un fatto episodico e sporadico, come l’attesa di una bella giornata d’estate, allora non sarà di nessun beneficio”.
dal sito www.wokar.net
(traduzione dal tibetano di Karma C.)
CHI È SHINGZA RINPOCHE
Lobsang Tenzin Choekyi Gyaltsen (“Shingza Rinpoche”) è nato a Tsonyon, nell’Amdo. All’età di tredici anni, l’abate del monastero di Raga lo riconobbe come reincarnazione. Il governo cinese gli chiese di fare parte del ristretto gruppo di lama, provenienti da diverse parti del Tibet, che avrebbe dovuto riconoscere il Panchen Lama scelto da Pechino, ma Shinza rifiutò. Convinto che il governo cinese lo avrebbe costretto a compiere altre azioni contro la sua volontà, nel 1997, all’età di diciassette anni preferì fuggire in India.
Su suggerimento del Dalai Lama, che lo riconobbe come reincarnazione della madre di Tsong Khapa, proseguì i suoi studi presso il monastero di Sera, nell’India del Sud, dove collaborò alla redazione di diverse pubblicazioni sulla cultura tibetana curate dal monastero.
La sua attività politica inizia nella primavera del 2008, alla notizia della sollevazione del popolo tibetano. Dopo aver partecipato a uno sciopero della fame organizzato da alcuni Rinpoche residenti in Sud India, il 18 aprile 2008 si unì alla Marcia verso il Tibet che prese l’avvio da New Delhi (nella foto, Rinpoche durante la marcia).
“La Marcia verso il Tibet proseguirà”, disse in quei giorni Shingza Rinpoche. “Ma abbiamo bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutti i tibetani fuori dal Tibet affinché il mondo conosca cosa sta succedendo all’interno del paese e la nostra determinazione a proseguire la Marcia”. “In questo difficile momento, è necessaria la massima unità e coordinazione tra i tibetani in Tibet e quelli in esilio”.