Un residente riferisce che soldati e ditta mineraria hanno minacciato di “aprirsi la strada con la forza”. Altri raccontano che l’esercito ha circondato i dimostranti, stendendo un cordone per isolarli dal villaggio e bloccando tutti i telefoni fissi e cellulari. Un altro abitante spiega che i buddisti tibetani “vogliono resistere anche a costo di sacrificare le loro vite per proteggere le colline sacre”.
CENTINAIA DI TIBETANI DIFENDONO IL MONTE SACRO SER NGOL LO
Pechino, 28 maggio 2009 (AsiaNews/Agenzie). Centinaia di tibetani si confrontano da giorni con la polizia a Ser Ngol Lo, nel sottodistretto di Tsangshul del villaggio Lhara (contea di Markham, prefettura di Chamdo), per impedire gli scavi minerari di una montagna che per loro è sacra.
Ser Ngol Lo significa in tibetano “Anno d’oro e d’argento”, qui si svolgono riti propiziatori contro la siccità. Ma le autorità cinesi ritengono esserci ricche miniere d’oro e altri metalli e la ditta Zhongkai Co. è stata autorizzata a fare scavi. Per impedirlo i tibetani hanno occupato la zona in modo pacifico. Le autorità hanno chiamato l’esercito. Secondo l’agenzia Radio Free Asia, il 24 maggio c’erano almeno 300 soldati.La protesta è in atto da mesi, con i residenti che non cedono e le autorità che insistono per scavare la montagna. Fonti locali riferiscono che all’inizio di aprile è venuto Pema Thimley, vicepresidente del Partito comunista del Tibet, per convincere gli abitanti a consentire gli scavi. La situazione si è aggravata dal 16 maggio, quando è arrivata la polizia. Oltre 500 residenti hanno subito bloccato la strada che porta al sito minerario. Da allora ci stanno giorno e notte, mentre le forze cinesi si sono stabilite in una vicina scuola.