Pechino, 3 giugno 2009 (AsiaNews/Agenzie). La polizia cinese “commemora” a suo modo il massacro di Piazza Tiananmen: stretto controllo intorno alla piazza, dissidenti arrestati, siti internet oscurati. Intanto il Senato Usa propone di chiedere alle Nazioni Unite un’indagine sui fatti del 4 giugno 1989.
Da ieri la polizia, in uniforme e in borghese, presidia l’intero centro di Pechino, per impedire qualsiasi commemorazione del massacro in cui hanno perso la vita migliaia di dimostranti per la democrazia. Oggi è stato chiuso per 3 giorni “per riparazioni” il mausoleo di Mao Zedong, abituale meta dei turisti. Ieri le autorità hanno anche oscurato il popolare sito internet Twitter (una sorta di blog sul quale molti si scambiano notizie e commenti, ma anche apprezzato sito di intrattenimento), il sito di fotografie online Flick, il provider di posta elettronica Hotmail e il sito MSN Space.
C’è pure stretto controllo su turisti e stranieri, con la richiesta ai responsabili universitari di tenere d’occhio studenti e docenti esteri e ai tassisti di segnalare subito alla polizia ogni cliente sospetto, specie chi vuole andare a piazza Tiananmen.
Il 30 maggio la polizia ha “portato via” Wu Gaoxing, detenuto per due anni per avere partecipato nella provincia del Zhejiang alle proteste pro-democrazia del 1989. Di recente Wu aveva scritto una lettera aperta al presidente Hu Jintao, chiedendo un risarcimento per chi come lui è stato detenuto per anni e ora si trova povero e senza nemmeno l’assistenza sanitaria gratuita.
A Ding Zilin, 72 anni, il cui figlio è stato ucciso il 4 giugno e fondatrice del gruppo Madri di Tiananmen, la polizia ha intimato di “allontanarsi” da Pechino in questi giorni. Si è rifiutata ed ora è sorvegliata a vista.
Sono agli arresti domiciliari Chen Xi, attivista pro diritti umani del Guizhou, e Qi Zhiyong a Pechino, che perse una gamba quella notte. E’ pure ristretto in casa lo scrittore Yu Jie. E’ stato portato via da Pechino Bao Tong, ex collaboratore di Zhao Ziyang. L’ex professore di sociologia Zhou Duo, che si unì alle proteste degli studenti nel 1989, è stato portato lontano da Pechino e messo agli arresti domiciliari. La polizia impedisce di uscire da casa anche a Zeng Jinyan, moglie del famoso attivista detenuto Hu Jia.
Analisti commentano che per il controllo sulla popolazione Pechino appare più sicura, rispetto a 10 anni fa: allora la famosa piazza fu chiusa al pubblico per mesi “per riparazioni”.
Sempre ieri il Congresso Usa ha invitato Pechino a liberare chi è ancora detenuto per quei fatti (la fondazione Dui Hua indica almeno 30 persone) e “a consentire un’indagine completa e indipendente” sotto il controllo delle Nazioni Unite sull’intervento dell’esercito contro i pacifici dimostranti.