CONDANNATO A UNDICI ANNI DI CARCERE IL DISSIDENTE LIU XIAOBO

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Pechino, 25 dicembre 2009. Al termine del processo svoltosi a Pechino, la corte ha condannato il dissidente cinese Liu Xiaobo alla pena di undici anni di carcere e alla privazione dei diritti politici per un periodo di due anni sotto l’accusa di “incitamento alla sovversione del potere dello stato”. Gli avvocati di Liu hanno dichiarato all’organizzazione Human Rights in China (HRIC) di ricusare la sentenza in quanto Liu ha solamente esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione. Sembra che Liu ricorrerà in appello. La condanna e la sentenza sono state formulate dal giudice Jia Lianchun, della Corte del Popolo della Municipalità 1 di Pechino, che ha ritenuto Liu colpevole per il ruolo da lui svolto nella stesura della “Charta 08”, una petizione resa pubblica nel dicembre 2008 in cui si chiedevano il rispetto dei diritti umani e riforme politiche, e per le critiche nei confronti del governo cinese espresse in sei brevi saggi pubblicati tra il 2005 e il 2007.

Liu, cinquantatre anni, fu più volte arrestato e posto agli arresti domiciliari per i suoi scritti e la sua opera di attivista. Tra il giugno 1989 e il gennaio 1991 scontò venti mesi di carcere per aver preso parte al Movimento per la Democrazia.  Dall’ottobre 1996 all’ottobre 1999 subì tre anni di rieducazione attraverso il lavoro per aver denunciato la corruzione del governo. Ciononostante, Liu Xiaobo continuò a scrivere e pubblicare saggi sulla situazione dei diritti umani in Cina e ad avanzare la richiesta di riforme politiche fino al suo arresto, l’8 dicembre 2008, il giorno prima della pubblicazione della “Charta 08”. Nelle settimane che hanno preceduto il processo, i 450 co-firmatari del documento hanno sottoscritto una petizione on line in cui si dichiaravano collettivamente responsabili.

“Il verdetto di colpevolezza mostra ancora una volta l’intolleranza delle autorità cinesi nei confronti della libertà di espressione e la loro incapacità di rispondere alle critiche in modo costruttivo” – ha dichiarato Sharon Hom, direttore esecutivo di Human Rights in China. “Ricorrendo alla polizia, all’apparato di sicurezza e alla magistratura per violare i diritti dei suoi cittadini, è lo stesso governo cinese a sovvertire il potere dello stato”.

HRIC chiede alle autorità cinesi l’immediata e incondizionata liberazione di Liu Xiaobo e il rispetto dei diritti previsti dalle leggi cinesi e internazionali. Chiede inoltre alla comunità internazionale di non fare concessioni alla Cina in materia di diritti umani in cambio di presunti benefici economici.

(fonte: Human Rights in China)