Liu, cinquantatre anni, fu più volte arrestato e posto agli arresti domiciliari per i suoi scritti e la sua opera di attivista. Tra il giugno 1989 e il gennaio 1991 scontò venti mesi di carcere per aver preso parte al Movimento per la Democrazia. Dall’ottobre 1996 all’ottobre 1999 subì tre anni di rieducazione attraverso il lavoro per aver denunciato la corruzione del governo. Ciononostante, Liu Xiaobo continuò a scrivere e pubblicare saggi sulla situazione dei diritti umani in Cina e ad avanzare la richiesta di riforme politiche fino al suo arresto, l’8 dicembre 2008, il giorno prima della pubblicazione della “Charta 08”. Nelle settimane che hanno preceduto il processo, i 450 co-firmatari del documento hanno sottoscritto una petizione on line in cui si dichiaravano collettivamente responsabili.
“Il verdetto di colpevolezza mostra ancora una volta l’intolleranza delle autorità cinesi nei confronti della libertà di espressione e la loro incapacità di rispondere alle critiche in modo costruttivo” – ha dichiarato Sharon Hom, direttore esecutivo di Human Rights in China. “Ricorrendo alla polizia, all’apparato di sicurezza e alla magistratura per violare i diritti dei suoi cittadini, è lo stesso governo cinese a sovvertire il potere dello stato”.
HRIC chiede alle autorità cinesi l’immediata e incondizionata liberazione di Liu Xiaobo e il rispetto dei diritti previsti dalle leggi cinesi e internazionali. Chiede inoltre alla comunità internazionale di non fare concessioni alla Cina in materia di diritti umani in cambio di presunti benefici economici.
(fonte: Human Rights in China)