02 gennaio 2010 (www.unità.it)
Reporter senza frontiere, in una nota indignata, ha scritto: “Gli abbonati dell’iPhone in Cina hanno il diritto di sapere a che cosa non hanno accesso libero. Il gruppo americano si unisce al club delle imprese che applicano la censura nel Paese: una grande delusione da parte di un gruppo che ha basato la sua campagna pubblicitaria sul “think different” e che si ritiene “creativa”. La risposta di Apple è stata laconica: “Ci atteniamo alle leggi locali e non tutte le applicazioni sono possibili in tutti i paesi”.
Il problema della Cina è davvero controverso. È uno dei regimi totalitari più spietati al mondo, e al tempo stesso un mercato impressionante. Dove si delocalizza lavoro, si sperimenta, si fanno progressi scientifici e tecnologici. Parlare della Cina in poche righe è praticamente impossibile. Ma una cosa è certa. La Cina oggi è un paese della fine della seconda metà del Settecento, immerso nella tecnologia e nella logica del Terzo Millennio. È un paese cioè che ha tutta una serie di caratteristiche che sono pre – illuministiche: le fabbriche assomigliano a quelle inglesi di due secoli fa, l’aria che si respira nelle città è quella della Londra di Charles Dickens, le campagne sperdute sono addirittura medievali. Il rispetto dei diritti individuali, la libertà di espressione sono totalmente assenti. La violenza del potere e il controllo sono capillari. Davanti a questa sorta di mostro ibrido, con il corpo di un animale del passato e la testa pienamente dentro la modernità, i paesi europei, occidentali, non sanno come porsi. Il mercato cinese è irrinunciabile per qualsiasi azienda, e nelle due direzioni. Produzione di merci made in China per essere vendute nel resto del mondo, e vendita di merci agli stessi cinesi, quando lentamente avranno un potere di acquisto plausibile.
Persino Apple si è piegata, ma cinicamente non aveva altra scelta, un colosso come l’azienda di Steve Jobs non poteva rinunciare al continente Cina. La cosa che affascina però di tutto questo è che la Cina è un prototipo sorprendente. Ovvero, è conciliabile un sistema totalitario, che opera la censura, che imprigiona chi utilizza internet per informarsi, e l’ansia di crescita, di sviluppo e di ricchezza del paese più popoloso al mondo? Secondo quanto si è sempre detto, scritto e pensato, non sarebbe possibile. La modernità e la crescita esigono tolleranza, talento e libertà. E se invece non fosse così? E purtroppo questa certezza fosse nient’altro che un luogo comune?