CONFERMATA IN APPELLO LA CONDANNA A LIU XIAOBO

Pechino, 11 febbraio 2010. Il Tribunale Supremo di Pechino ha confermato in appello la sentenza a undici anni di prigione per lo scrittore e dissidente cinese, Liu Xiaobo. La sentenza ha suscitato l’immediata condanna di Usa e Unione Europea che hanno chiesto la sua immediata liberazione. Molto noto in Occidente e proposto anche per il Nobel per la Pace, Liu Xiaobo era stato condannato il 25 dicembre scorso con l’accusa di “sovversione anti-statale”. Il docente universitario, che è tra i più famosi dissidenti del mondo, ha pagato così il fatto di essere tra i promotori di Charta 08, il manifesto politico con il quale oltre 300 artisti e intellettuali, e più di 8.000 simpatizzanti hanno chiesto a Pechino di applicare riforme previste dalla Costituzione (come il suffragio universale, la libertà di stampa, la fine del sistema del partito unico).Immediata la reazione di Stati Uniti e Unione Europea che hanno chiesto la liberazione del dissidente. L’ambasciatore Usa, Jon Huntsman, ha detto che Washington è “deluso” per la sentenza e ha puntato l’indice contro la “persecuzione” di cittadini solo per le loro idee politiche. Simon Sharpe, uno dei rappresentanti della delegazione dell’Ue in Cina, ha detto ai reporter presenti nell’aula di tribunale che Pechino deve “liberare senza condizioni” lo scrittore.