TIBET: SALE IL NUMERO DELLE VITTIME DEL DEVASTANTE TERREMOTO

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Dharamsala, 15 aprile 2010. È ancora imprecisato il numero delle vittime del devastante terremoto che la mattina del 14 aprile ha colpito la regione del Qinghai, ora provincia occidentale del territorio cinese ma storicamente appartenente al Tibet e collocata nella zona di confine tra le province tibetane del Kham e dell’Amdo. Epicentro del terremoto la città di Jyeku, nella Contea di Yushu, a metà strada tra Xining, la capitale del Qinghai, e Lhasa, capitale della Regione Autonoma Tibetana. Il territorio è patria di una popolazione prevalentemente di etnia tibetana, circa 250.000 persone, in parte nomadi e in parte residenti nei centri abitati dove molti tibetani sono stati forzatamente trasferiti.“Questa tragedia colpisce soprattutto la popolazione di etnia tibetana” – dichiara Philippa Carrik, direttore esecutivo del gruppo Tibet Society. “L’epicentro del sisma è stato localizzato nella regione del Kham, un’area abitata al 97% da tibetani, e i media dovrebbero evidenziare l’incontestabile fatto che sono proprio i tibetani, che negli ultimi 50 anni hanno già perduto e sofferto tanto, a subire le terribili conseguenze del terremoto”.

epicentro

La città di Jyeku fa parte della prefettura autonoma tibetana di Yushu, nella provincia del Qinghai. Sebbene l’intera regione sia attualmente sotto la giurisdizione della Repubblica Popolare Cinese, Yushu appartiene tradizionalmente al Kham, una delle tre province che costituivano il Tibet tradizionale. Il Qinghai è abitato al 51% da popolazione di etnia Han e al 21% da popolazioni di etnia tibetana. Tuttavia la maggior parte degli Han vivono a Xinin, la capitale, situata a 800 chilometri dall’epicentro del sisma. Secondo un censimento effettuato dai cinesi nell’anno 2000, nella prefettura di Yushu vivono oltre 300.000 persone, di cui il 97% sono tibetani.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, forniti dai media cinesi, il numero dei morti accertati sarebbero di oltre 600 persone e quasi 10.000 feriti, ma i dati sono inesorabilmente destinati a crescere. Fonti tibetane riferiscono che le vittime potrebbero essere circa 3000.

Da Dharamsala, riceviamo il seguente aggiornamento redatto dal National Democratic Party of Tibet:

Oltre 1000 mille cadaveri sono ammassati a Tagyu Tong e il loro numero aumenta di minuto in minuto a seguito del terremoto di intensità 7.1 della scala Richter verificatosi mercoledì mattina.
I monaci tibetani, soprattutto quelli del Monastero di Serthar, si stanno attivamente adoperando nelle operazioni di soccorso cercando di recuperare le persone rimaste sotto le macerie e prestando le prime cure ai feriti, soprattutto nelle aree di Tashi Da Thong e Shinghai Thong.

In questo momento manca il personale necessario ai soccorsi in quanto si teme che possa cedere la diga di Kyeku. Se ciò dovesse accadere, i soldati cinesi non sarebbero in grado far fronte alla situazione.
Purtroppo vi saranno più vittime tra i poveri che tra i ricchi perché i militari stanno prestando soccorso soprattutto alle “élite” (i funzionari cinesi – N.d.T.). I soldati sono principalmente impegnati nel fornire assistenza ai funzionari e nella messa in sicurezza degli edifici governativi.
I tibetani si interrogano sui motivi per cui molti cinesi o membri del personale civile si siano salvati e alcuni ipotizzano che forse le autorità cinesi fossero al corrente della possibilità che nell’area si verificasse un terremoto.
Va inoltre segnalato che molte abitazioni costruite dal governo cinese per ospitare i nomadi tibetani sono crollati perché edificate male e con materiali scadenti.

Fonti: Phayul – National Democratic Party