11 maggio 2010. Nel corso di un’intervista esclusiva concessa il 7 maggio all’Associated Press, il Dalai Lama ha dichiarato che, nonostante anni di colloqui non abbiano prodotto alcun progresso, il movimento tibetano in esilio deve continuare ad adoperarsi sulla via della ricerca del negoziato con la leadership cinese. Ha inoltre affermato che forse sarà necessario attendere decenni prima di arrivare a tangibili risultati.
“Per il momento il dialogo è fallito” – ha affermato Tenzin Gytso – “ma questo non significa che non vi siano buone possibilità per il futuro”. Secondo il leader tibetano, la crescente simpatia che gli intellettuali cinesi stanno manifestando nei confronti della causa tibetana, potrebbe indicare un cambiamento politico di Pechino. La presa di posizione degli intellettuali, unitamente ad alcuni pur esili segnali lanciati da Pechino, potrebbero far sperare in un ammorbidimento della leadership cinese nei confronti della questione del Tibet. “Mi è giunta notizia che alcuni leader ritengono che la politica cinese in Tibet debba essere più aperta, più pacifica” – ha affermato il Dalai Lama. “Vero o falso? Dobbiamo aspettare”. “Abbiamo aspettato per 51 anni” – ha proseguito – “forse dovremo attendere ancora per altri 10 o 20”. “L’attesa è qualcosa che i tibetani comprendono”.
Il Primo Ministro del Governo Tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche, ha recentemente affermato che da parte tibetana non è possibile fare alcuna altra concessione a Pechino. Riferendosi alla Nota al Memorandum, presentata dopo il fallimento dell’ultima tornata di colloqui, il capo del governo tibetano ha detto: “Abbiamo già fatto ogni necessario e possibile compromesso e non è rimasto più nulla da concedere”.
Fonte: Phayul