Il 6 luglio 2010 Sua Santità il 14° Dalai Lama del Tibet compirà 75 anni. In tutto il mondo i tibetani e i sostenitori della loro causa si apprestano a celebrare l’anniversario della nascita del leader spirituale e temporale di un popolo che da oltre cinquant’anni subisce le conseguenze dell’invasione e dell’oppressione. Mentre, all’interno del Tibet occupato, i tibetani mettono a repentaglio la loro incolumità e la loro stessa vita chiedendo a gran voce il suo ritorno, il Dalai Lama, simbolo vivente della sua gente, si adopera instancabilmente per una soluzione pacifica della questione del Tibet.
Nell’approssimarsi del giorno del 75° compleanno di Tenzin Gyatso, il presidente dell’Associazione Italia-Tibet, Claudio Cardelli, ne tratteggia l’opera e la figura e, in nome di tutti i soci e simpatizzanti dell’Associazione Italia-Tibet, formula all’Oceano di Saggezza i più sinceri e sentiti auguri.
BUON COMPLEANNO SANTITÀ!
In nome dell’Associazione Italia Tibet desidero formulare i più sentiti auguri a Sua Santità il Dalai Lama in occasione del suo 75° compleanno. Per noi è meraviglioso vedere Sua Santità in così splendida forma e formuliamo il più sentito auspicio che possa rimanere ancora tanto tempo con noi e con il suo popolo. Siamo tutti consapevoli di che cosa significhi la sua presenza su questa terra non solo per il Tibet ma per tutta l’umanità che riconosce in lui uno dei leader spirituali più importanti della nostra epoca.
In questa occasione sono orgoglioso di ricordare come la nostra Associazione, fondata nell’aprile 1988, abbia sostenuto il Dalai Lama e la sua instancabile opera a favore della causa tibetana e dei principi di pace e tolleranza basati sempre sulla cultura del dialogo e della comprensione reciproca. Dialogo e comprensione purtroppo non corrisposti da parte cinese ma che devono essere perseguiti almeno tra coloro che amano il Tibet ed il suo popolo, anche se talvolta hanno visioni e sensibilità diverse su come affrontare e risolvere il problema tibetano.
Il ritorno dal primo viaggio in Tibet, nel 1987, fu determinante per i fondatori dell’Associazione che riconobbero la necessità di creare in Italia un vero “Tibet Support Group” e lo furono ancor di più gli scontri avvenuti a Lhasa nel settembre di quell’anno, la legge marziale, le repressioni, le testimonianze dirette, nostre ma anche di tanti altri viaggiatori e appassionati che da anni speravano sia nell’apertura al turismo del Tetto del Mondo sia nell’apertura di Pechino verso una maggiore libertà e rispetto dei diritti dei tibetani, il cui paese era stato invaso e occupato dalla Cina nel 1950.
L’Associazione Italia-Tibet nacque con uno statuto ben preciso che riconosceva il Dalai Lama e il suo Governo in Esilio come rappresentanti legittimi del popolo e della nazione tibetana e sosteneva il Piano di Pace in 5 Punti presentato a Washington nel 1987. Piano di Pace che, di fatto, auspicava il Tibet “come una zona di pace smilitarizzata” e chiedeva l’abbandono della politica di trasferimento dei coloni han, il rispetto dei diritti umani fondamentali, la protezione dell’ambiente e l’avvio di una trattativa seria tra il Governo Tibetano in Esilio e Pechino. Nei cinque punti non si faceva allora alcun riferimento ad una forma di autonomia. La risposta cinese fu, come al solito, negativa e sprezzante e l’anno seguente, a Strasburgo, il Dalai Lama iniziò a fare ulteriori concessioni a Pechino. Concessioni che non hanno prodotto, e a tutt’oggi non producono, alcuna apertura da parte dell’inamovibile regime cinese.
Da allora il Dalai Lama ha viaggiato instancabilmente per tutto il mondo ripetendo la sua disponibilità al dialogo e la rinuncia all’indipendenza (che comunque rimane un diritto morale e giuridico di un paese illegalmente occupato) e chiedendo per la sua gente almeno il rispetto della cultura, del diritto alla libertà religiosa, della lingua, delle tradizioni all’interno della Repubblica Popolare Cinese, quella che oggi viene chiamata la “genuine autonomy”. Rinuncia non poco dolorosa ma, nella speranza di una disponibilità da parte cinese a negoziare, di fatto accettata anche dalle decine e decine di migliaia di tibetani che avevano perso i propri congiunti, uccisi o imprigionati dalla polizia cinese e dalle guardie rosse o che erano fuggiti in India alla ricerca di una nuova esistenza, lontani dalla patria ma vicini al loro riferimento spirituale e politico.
L’Associazione Italia Tibet ha dunque iniziato in quegli anni, in Italia, il suo lavoro di divulgazione e comunicazione sul problema tibetano attraverso innumerevoli convegni, mostre, seminari, cicli di proiezioni, eventi, manifestazioni, pubblicazioni di articoli, libri, documentari televisivi.
Abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di avere tante volte Sua Santità disponibile ad incontrarci in modo anche informale e intimo e da questi incontri abbiamo tratto moltissimi insegnamenti e spunti di riflessione su come relazionarci agli “altri” e persino con quelli che consideriamo “nemici”. Ci è stato suggerito il beneficio del dubbio e l’abbandono degli atteggiamenti ciechi e fideistici. Il Dalai Lama ama ripetere di non credere a una sola parola di quello che lui stesso dice finché non l’abbiamo verificato in prima persona.
Negli anni, abbiamo visto la popolarità del Dalai Lama crescere a livello planetario e vorremo, per chiudere, ricordare tempi passati, una lontanissima visita di Sua Santità, nel lontano 1982, in una fredda Milano, quando al Circolo della Stampa non si trovò un solo giornalista interessato a porre domande all’allora quarantasettenne leader tibetano. Partì da Rimini una macchina con cinque persone per non fare trovare Sua Santità davanti a una sala vuota. Anche in quell’occasione, il Dalai Lama dovette chiedere il visto con la clausola che non avrebbe svolto attività politica. Era alloggiato all’Arcivescovado.
In tema di compleanno, qualche anno dopo, era il 1985, il gruppo dei fondatori dell’Associazione Italia Tibet si trovava a Rikon, in Svizzera, per la cerimonia di conferimento dell’iniziazione di Kalachakra. In quei giorni il Dalai Lama compiva 50 anni e c’era un gran fermento per festeggiarlo. Il Dalai Lama, con il suo sorriso a noi tutti ben conosciuto, disse: “Non capisco molto questa vostra abitudine di festeggiare il giorno della nascita. Nella nostra cultura il compleanno è un giorno come un altro e non ci sono davvero ragioni per fare festa. Vorrei invece dirvi, e lo ritengo importante, che “Every day must be an USEFUL DAY. Ogni giorno deve essere un giorno UTILE, un giorno in cui si fa qualcosa per gli altri”.
Ecco, credo che il vero modo di festeggiare il compleanno del Dalai Lama consista nel mettere in pratica questo principio. Perché ci sia dialogo, comprensione, rispetto e cooperazione almeno tra di noi, veri amici del popolo tibetano.
Claudio Cardelli
Presidente dell’Associazione Italia-Tibet
(Foto di Paolo Casadei)
PER SOLENNIZZARE LA RICORRENZA
Il compleanno di Sua Santità il Dalai Lama sarà celebrato in Italia con numerosi eventi pubblici. L’Associazione Italia-Tibet prenderà parte a due importanti manifestazioni in programma a Roma e a Cologno Monzese (Milano).
Queste le date e gli orari degli incontri:
Lunedì 5 luglio 2010
Roma – Sala Convegni alla Camera dei Deputati – ore 18.00
Celebrazione del compleanno di S.S. il Dalai Lama
A cura del monastero Tibetano della Gaden Jangtse Federation Europe