Dharamsala, 2 dicembre 2010. Allo scopo di impedire l’ingresso dei tibetani in Nepal, il governo cinese e quello nepalese hanno firmato un accordo volto a incrementare le misure di sicurezza lungo il confine tra i rispettivi stati. La decisione è stata presa nel corso di un incontro tra alti funzionari delle due parti svoltosi lo scorso 28 novembre a Chautara, località vicina alla frontiera tibetana, a 125 chilometri da Kathmandu.
Nella capitale nepalese e nei suoi immediati dintorni vivono circa ventimila profughi. Il loro esodo dal Tibet è iniziato nel 1959, dopo l’insurrezione di Lhasa e la fuga del Dalai Lama. Da allora si calcola che, ogni anno, circa duemilacinquecento tibetani abbiano varcato la frontiera nepalese nel tentativo di raggiungere l’India ma il loro numero è drasticamente calato dalla primavera del 2008, da quando l’esercito cinese, in seguito alle proteste che infiammarono Lhasa e l’intero Tibet, presidia militarmente tutto l’altopiano.
Anche il governo di Kathmandu, pressato dalle richieste di Pechino che fornisce al Nepal importanti aiuti economici per la costruzione di infrastrutture (strade, ospedali, centrali elettriche), da tempo ha adottato la linea dura nei confronti dei tibetani reprimendo duramente qualsiasi manifestazione e arrivando a riconsegnare alle autorità cinesi decine di profughi che a prezzo di rischi enormi valicano la frontiera nepalese nel disperato tentativo di raggiungere l’India (nella foto: una tibetana cerca di fermare l’autobus sul quale sono caricati i tibetani per essere riportati oltre frontiera).
Recentemente il Nepal, allo scopo di impedire l’ingresso nel paese dei tibetani, ha chiesto alla Cina il dispiegamento di circa diecimila addetti alla sicurezza lungo il confine. Il mese scorso, forze speciali nepalesi hanno ricevuto, a Pechino, uno speciale addestramento. La linea dura adottata dal governo di Kathmandu risale all’inizio dell’ottobre 2009 quando, dietro esplicita richiesta di Pechino, il governo nepalese decise un capillare controllo delle sue frontiere per prevenire qualsiasi attività anti cinese da parte dei dissidenti tibetani e per evitare l’arrivo di profughi dal Tibet. Le aree più sensibili furono individuate al confine tra Mustang e Tibet e nella zona del santuario induista di Muktinath.
In passato, sulla base di un accordo stipulato nel 1989 tra il governo nepalese e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Profughi, il Nepal garantiva ai tibetani in fuga dal Tibet il passaggio attraverso il proprio territorio sulla via dell’India.
Fonte: Phayul