10 febbraio 2011. Il compositore e cantante tibetano Tashi Dhondup, condannato nel gennaio 2010 a scontare una pena di quindici mesi di “rieducazione attraverso il lavoro” per aver pubblicato una raccolta di “canzoni sovversive”, è stato scarcerato il giorno 8 febbraio. Ne ha dato notizia l’emittente Radio Free Asia che, nel suo comunicato, ha fatto sapere che Tashi “è arrivato senza incidenti a Yulgan, sua città di residenza” e che “lungo la strada ha attraversato la Contea di Tsekhong dove è stato salutato e omaggiato delle tradizionali sciarpe bianche dalla popolazione locale”.
Tashi Dhondup (nella foto), trent’anni, divenne famoso tra i tibetani per la sua canzone “1958 – 2008” nel cui testo paragona la sollevazione del 2008 al movimento di resistenza contro l’invasione cinese del Tibet del 1958. Le parole del brano non sfuggirono all’attenzione delle autorità cinesi che, nel settembre 2008, lo arrestarono una prima volta sotto l’accusa di aver composto canzoni controrivoluzionarie. Nonostante i maltrattamenti subiti durante la detenzione, riacquistata la libertà Tashi Dhondup pubblicò, nel dicembre 2009, l’album “Tortura Senza Traccia”. “L’occupazione è la privazione della libertà, è una tortura senza traccia”. “Martiri coraggiosi hanno sacrificato le loro vite per il Tibet, il mio cuore soffre se penso a loro e lacrime sgorgano dai miei occhi”. Questi alcuni passaggi di una sua canzone. Nuovamente arrestato, fu condannato dal tribunale della Contea di Yulgan a quindici mesi di lavoro forzato. È stato liberato un mese prima dello scadere della pena.
L’arresto e la condanna di Tashi Dhondup si inseriscono nel contesto della sistematica politica di persecuzione degli artisti tibetani attuata dalle autorità cinesi a partire dal 2008. Da quella data, oltre cinquanta tra artisti e scrittori tibetani, spesso in grado di scrivere e parlare fluentemente sia in tibetano sia in cinese, sono stati imprigionati, torturati o sono scomparsi per aver espresso, in prosa o poesia, i loro sentimenti e punti di vista sulla politica cinese in Tibet e sulle sue conseguenze nel paese. Si tratta, scrive International Campaign for Tibet in un suo documento, di una nuova generazione di tibetani che, soprattutto a Xining e in altre aree dell’Amdo, sono in prima linea nella denuncia della politica del governo cinese e possono essere considerati i rappresentanti di una rinascita culturale fondata su un forte senso dell’identità nazionale.
Nel maggio 2010, il governo cinese ha pubblicato una lista di ventisette canzoni non gradite al regime, incluse quelle di Tashi Dhondup, e ha reso noto che chiunque sarà trovato in possesso di materiale musicale messo al bando sarà severamente punito.
Fonte: International Tibet Network