Dharamsala, 20 marzo 2011. Il Dalai Lama ha confermato la sua decisione di voler rinunciare al suo ruolo politico nonostante la risoluzione adottata venerdì 18 marzo dal Parlamento tibetano nella quale si chiede al leader tibetano di riconsiderare quanto annunciato nel discorso pronunciato il 10 marzo e reiterato nel messaggio inviato ai parlamentari il giorno 14 marzo.
Nella giornata di sabato, 19 marzo 2011, il Dalai Lama si è pubblicamente rivolto ai tibetani, dentro e fuori il Tibet, chiedendo loro di accettare la decisione presa e mirata a garantire alla politica tibetana una guida politica democratica in accordo con i tempi. Riaffermata la sua totale fedeltà alla linea della Via di Mezzo, ha affermato che la scelta non significa un suo totale allontanamento dalla causa del popolo tibetano né la fine dell’istituzione del Dalai Lama.
Il Parlamento tibetano in esilio, dopo due giorni di discussione, aveva chiesto quasi all’unanimità al Dalai Lama di riconsiderare la decisione di rinunciare al ruolo di capo politico dei tibetani. Nella risoluzione finale, articolata in tre punti, il Parlamento tibetano ha espresso “immensa gratitudine” e “sincera devozione” al Dalai Lama da parte di tutto il popolo tibetano per il suo ruolo di leader politico e si è dichiarato convinto che il sistema democratico istituito sotto la guida del Dalai Lama è pienamente conforme ai dettami di un moderno sistema democratico. Ha inoltre espresso al Dalai Lama le proprie scuse per non aver deliberato in conformità al suo desiderio.
Prima che la risoluzione finale fosse sottoposta al Dalai Lama, il Presidente del Parlamento, Penpa Tsering, aveva detto che, nel caso il Dalai Lama non avesse accettato l’appello dell’assemblea legislativa, gli atti sarebbero ritornati al Parlamento per una nuova discussione.
Il gruppo indipendentista di tibetani in esilio, Tibetan Youth Congress (TYC), ha appoggiato il piano di ritiro del Dalai Lama dalla scena politica. Il più grande gruppo tibetano è diventata la prima organizzazione a sostenere i piani di “pensionamento” del Dalai Lama. Il gruppo si distingue per la sua posizione rispetto all’approccio della Via di Mezzo che il Dalai Lama ha adottato per ottenere una significativa autonomia sotto la sovranità cinese. Il gruppo è per la ricerca di una completa libertà dalla Cina. Il gruppo ha definito la proposta del Dalai Lama di dimettersi dal ruolo politico come una mossa positiva. Il TYC si è impegnato ad assumere maggiori responsabilità nell’aiutare i tibetani diventare autosufficienti.
In una lettera inviata ai membri del Parlamento tibetano in esilio, chiedendo loro di accettare la proposta del Dalai Lama, il TYC ha detto che lo scopo della sua proposta è lo sviluppo ulteriore della democrazia in Tibet e la sopravvivenza e la sostenibilità della causa tibetana in lungo periodo. Il presidente del TYC Tsewang Rigzin detto che i membri dell’esecutivo dell’organizzazione sono giunti a questa conclusione dopo un lungo dibattito. Il TYC ha scritto inoltre che l’investimento del potere del Dalai Lama e la responsabilità del primo ministro del governo tibetano in esilio e il parlamento tibetano ad assumersi la responsabilità del Tibet e della causa tibetana hanno radici profonde e storiche. L’organizzazione vede anche la mossa come un’opportunità per evolvere la democrazia in Tibet e permettere ad ogni tibetano ad assumersi maggiori responsabilità di contribuire alla sostenibilità della questione tibetana e il governo tibetano. Invece di gettare la responsabilità di nuovo sulle spalle del Dalai Lama, la lettera del TYC fa appello ai membri del parlamento in esilio ad accogliere la proposta del Dalai Lama e di assumersi maggiori responsabilità.
Intanto, il 19 marzo, oltre 2000 tibetani hanno partecipato alla cremazione del monaco Lobsang Phuntsok, del monastero di Kirti nella contea di Ngaba (Sichuan), datosi fuoco il 16 marzo per protesta contro la repressione e l’occupazione cinese. Le autorità cinesi hanno restituito il corpo alla famiglia il pomeriggio del 17 marzo, ordinando che fosse cremato entro il giorno dopo. Il corpo è sfilato su un autoveicolo seguito da migliaia di monaci, monache e laici tibetani, sorvegliati da soldati armati.
Fonti: Phayul – Tribune India.com