Dharamsala, 30 maggio 2011. Dopo tre giorni di lavoro, il Parlamento tibetano, riunito in sessione speciale dal 26 al 28 maggio, ha approvato i nuovi emendamenti da apportare alla Costituzione tibetana per consentire la devoluzione dei poteri politici del Dalai Lama ai leader tibetani eletti democraticamente.
Il Parlamento ha sottoposto gli emendamenti al Dalai Lama per ottenerne la ratifica. Le modifiche erano già state sottoposte al leader tibetano al termine della 2° Assemblea Generale Tibetana, lo scorso 25 maggio. Il Dalai Lama in quell’occasione aveva a sua volta formulato alcuni suggerimenti e proposto qualche ulteriore cambiamento. Se i nuovi emendamenti saranno approvati, Sua Santità investirà in toto l’Amministrazione Centrale Tibetana, e in particolare i suoi vertici, dei poteri e delle responsabilità finora da lui esercitati nell’esercizio di rappresentanza e guida del popolo del Tibet.
Nel corso della speciale sessione aggiuntiva, seguita alla convocazione dell’Assemblea Generale Tibetana, il Parlamento ha approvato il nuovo preambolo e i conseguenti diritti e responsabilità del Dalai Lama formulati nell’articolo 1 della Costituzione. Nel preambolo si sottolinea “il compito di salvaguardia e l’espressione di continuità dell’Amministrazione Centrale Tibetana in quanto legittimo organo di governo e in quanto rappresentante dell’intero popolo tibetano, detentore della sovranità”. L’articolo 1 definisce il Dalai Lama “Protettore e Simbolo del Tibet e del popolo Tibetano”.
Nella versione a lui presentata, l’articolo afferma che il Dalai Lama dovrà esprimere il proprio parere e dare il proprio sostegno in materia di protezione e promozione del benessere fisico, spirituale, etico e culturale del popolo tibetano, proseguire nel suo impegno volto a trovare una soddisfacente soluzione al problema del Tibet e adoperarsi affinché si realizzino gli obiettivi del popolo tibetano. Dovrà fornire, per sua iniziativa o dietro richiesta da parte dei rappresentanti eletti, i suoi suggerimenti al Parlamento tibetano e al Governo su argomenti di importanza per il popolo tibetano, incluse le questioni riguardanti la comunità e le istituzioni in esilio. A nome del popolo tibetano, incontrerà i leader mondiali e altre importanti personalità e organismi per spiegare e discutere i problemi e le necessità della sua gente e indicherà i suoi rappresentanti e inviati speciali.
I poteri finora detenuti dal Dalai Lama come capo dell’esecutivo, e sanciti nell’articolo 19 della Costituzione, sono stati delegati al Primo Ministro. Di conseguenza, il Kalon Tripa potrà approvare e promulgare le leggi e i regolamenti espressi dal Parlamento Tibetano in Esilio. Altri compiti di precedente competenza del Dalai Lama sono stati devoluti al potere esecutivo o al potere giudiziario.
È stato inoltre annullato il Consiglio di Reggenza previsto negli articoli 31-35. Il Consiglio di Reggenza aveva il potere di svolgere le veci del Dalai Lama quando quest’ultimo non era nell’esercizio del suo ruolo di capo di stato. Il Parlamento ha inoltre deciso che d’ora in avanti la denominazione “Amministrazione Centrale Tibetana” sarà cambiata in “Bod Mei Drik Tsuk” (letteralmente: Istituzione/Organizzazione del Popolo Tibetano). Finora la denominazione “Amministrazione Centrale Tibetana” affiancava quella di “Governo Tibetano in Esilio”. Questo cambiamento ha immediatamente suscitato perplessità e proteste nel mondo della diaspora in quanto è stato obiettato che mentre il riferimento a un Governo in Esilio è un valido argomento a favore di uno stato sovrano tibetano storicamente esistito e in grado di rappresentare la continuità dell’esistenza di un Tibet occupato, il termine “Istituzione (o Organizzazione) del Popolo Tibetano” potrebbe riferirsi a un governo autonomo all’interno della Cina, come chiesto dal Dalai Lama e dai sostenitori della Via di Mezzo. La nuova denominazione è stata inoltre criticata in quanto inadatta a rappresentare il popolo tibetano nel suo insieme ed è stata giudicata contraria a quanto emerso dalla volontà popolare nel corso dell’Assemblea Generale. Nello stemma comparirà la scritta: “La Verità Prevarrà” (nella foto il nuovo stemma).
La nuova riunione straordinaria del Parlamento si è resa necessaria dopo che, il 25 maggio, il Dalai lama aveva categoricamente rifiutato la proposta formulata all’unanimità dai 418 delegati dell’Assemblea Generale Tibetana di una sua nomina a “Capo di stato cerimoniale”. Aveva invece approvato il preambolo e l’Articolo 1 della nuova carta costituzionale, suggerendo peraltro alcune modifiche allo stesso articolo 1.
Il Presidente del Parlamento tibetano, Penpa Tsering, si è detto rattristato per il rifiuto del Dalai Lama di accettare il ruolo a lui proposto ma ha aggiunto che il suo dispiacere è di gran lunga superato dalla certezza di aver soddisfatto la richiesta e la volontà di un completo processo di democratizzazione della politica tibetana fortemente voluto da Sua Santità. Allo stesso modo si è espresso anche il Primo Ministro uscente, Samdhong Rinpoche. “Siamo felici perché abbiamo soddisfatto il desiderio del Dalai Lama di devolvere la sua autorità politica a una leadership democraticamente eletta” – ha dichiarato – “e dobbiamo anche gioire del fatto di poter dare vita a un’amministrazione forte e sicura mentre il Dalai Lama è ancora con noi, in buona salute”.
Fonte: TibetNet – Phayul
In attesa della versione definitiva dell’Articolo 1, pubblichiamo la versione sottoposta al Dalai Lama il 25 maggio evidenziando le parti da lui non approvate.
Articolo 1:
Article One is divided into three sections, with the following provisions:
1) [The Dalai Lama] will provide advice and encouragement with respect to the protection and promotion of the physical, spiritual, ethical and cultural well-being of the Tibetan people and remain engaged in efforts to reach a satisfactory solution to the question of Tibet and to accomplish the cherished goals of the Tibetan people. (This is supported by His Holiness the Dalai Lama).
2) His Holiness the Dalai Lama will make statements (solely advice and opinions) and give guidance to the parliament and cabinet. He is requested to give advice and direction at times of importance to the Tibetan Government and Parliament-in-exile, and to the Tibetan people, in both the political and religious spheres. (His Holiness agrees to this).
3) On behalf of the Tibetan government-in-exile and the Tibetan people, His Holiness will meet world leaders and important figureheads to discuss the Tibet issue. His Holiness has agreed to this. His Holiness will appoint representatives and special envoys with limited terms. (His Holiness has not agreed to this).