L’ASSOCIAZIONE ITALIA-TIBET RICORDA PEPI MORGIA

PEPI_MORGIA

21 settembre 2011. E’ scomparso Pepi Morgia, nome d’arte di Gian Luigi Maria Morgia di Francavilla. Era nato a Genova 61 anni fa, dove aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti diplomandosi in Scenografia. Conosciuto al grande pubblico come Light designer, regista, scenografo, direttore artistico di notorietà internazionale, ha iniziato la sua attività nel 1970 a Londra con i Pink Floyd e da allora la sua vita è stata un susseguirsi di giochi di inventiva, esperienze e prestigiosi incarichi, mettendo le sue competenze a disposizione dei vari settori dell’arte: dalla musica al cinema, al teatro, alla danza, diventando un nome di spicco dietro a grandi eventi come le Olimpiadi di Atene, i Pavarotti & Friends e centinaia di altre direzioni artistiche.

La ragione del suo ricordo nel nostro sito è però legata all’amore discreto e silenzioso che Pepi aveva per il Tibet. Socio dell’Associazione Italia-Tibet per diversi anni Pepi Morgia si era “innamorato” della vicenda tibetana all’epoca del concerto “Pavarotti& Friends for Tibet”.

Ci conoscemmo personalmente tramite la comune amica Anna Bischi Graziani e Pepi, dopo essere diventato nostro socio, adottò una bambina tibetana e si fece subito promotore di un evento straordinario portando i cham del Tibet – le danze rituali tibetane – nel cuore dei monti Sibillini. Una sera mi riempì di domande sul dharma e quando capì che la mia interpretazione del dharma era in chiave molto pratica e compassionevole convenne con me che aiutare i tibetani era già “opera di religione”.

Lo ricordo emozionatissimo nel 2005 quando il Dalai Lama venne in Montefeltro ed ebbe la possibilità di incrociarlo per un attimo. Come tanti uscì da quell’incontro con Sua Santità con il sorriso innocente di un bambino felice dichiarando di avere sentito un benessere che non provava da tempo data la sua salute già minata.

Nello star system, Pepi non pubblicizzava il suo legame col Tibet e pochi intimi sapevano del suo sostegno e degli aiuti che spesso mandava in India. “La Luce è Vita” era lo slogan di Pepi e impazzì di gioia quando gli raccontai che un giorno il Dalai Lama durante un’intervista cominciò ad impartire istruzioni su come aprire e chiudere scuri e finestre, accendere lampade ecc.

“Santità, lei è un tecnico delle luci” gli dissi un po’ confidenzialmente… Il Dalai Lama mi guardò fisso con quello sguardo sornione che ben conosciamo e agitando il braccio e ruotando la mano mi disse: “di alcune luci…”

Pepi disse che era arrivato per lui il momento di cercare di lavorare anche sulle luci interiori.

 

Mi racconta Anna che ha voluto essere sepolto con una kata bianca, che credo ricevette da Thamtog Rimpoche, e il suo “mala”, il rosario che teneva nascosto ma sempre pronto a far scorrere fra le sue dita affusolate e aristocratiche e ad aiutare Pepi a cercare le sue luci interiori.

 

Claudio Cardelli