14 novembre 2011. “Lhakar Karpo”, letteralmente “il Mercoledì Bianco”, è il nome del movimento della resistenza popolare tibetana contro l’occupazione cinese e il conseguente rischio di una totale sinizzazione del paese. Iniziato alla fine del 2008, Lhakar è espressione della volontà del popolo del Tibet di coinvolgere tutta la società, con modalità diverse, in un nuovo tipo di lotta non-violenta: la non-collaborazione.
Simbolicamente, i tibetani hanno scelto la giornata del mercoledì – il giorno in cui è nato il Dalai Lama – per affermare il diritto alla sopravvivenza della loro cultura e allo stesso tempo boicottare gli esercizi pubblici e commerciali cinesi. Anche se singole azioni di resistenza possono essere effettuate in qualsiasi giorno della settimana, ogni mercoledì un crescente numero di tibetani si impegna ad indossare l’abito tradizionale, a parlare solamente la lingua tibetana, a pranzare in ristoranti tibetani e a fare acquisti solo in negozi di proprietà di tibetani evitando in modo particolare i mercati ortofrutticoli cinesi. Il movimento di resistenza popolare si esprime quindi non soltanto attraverso le manifestazioni di massa, gli slogan, i poster anticinesi e la tragedia delle immolazioni, ma si allarga a tutta la società civile permeando la vita di tutti i giorni.
Il fine del movimento è duplice in quanto mira contemporaneamente all’auto preservazione e alla non-cooperazione. Da un lato, infatti, i tibetani si battono perché la loro lingua, cultura e identità non vadano perdute; dall’altro, il rifiuto delle istituzioni e delle attività commerciali cinesi intende privilegiare la piccola economia locale arginando e contrastando il dilagare delle attività e degli affari della comunità Han.
La preservazione della lingua tibetana è uno dei primari obiettivi di Lhakar a fronte del tentativo del governo cinese di marginalizzare il tibetano sostituendo ad esso il cinese quale lingua attraverso la quale avviene l’insegnamento nelle scuole. I tibetani intendono battersi per affermare il loro diritto a studiare nella propria madre lingua e, allo stesso tempo, vogliono mantenerne intatta la purezza evitando il diffondersi del “Drak kay”, termine che indica il misto di lingua tibetana e cinese ormai diffuso nella lingua parlata. A questo proposito, pare che i tibetani abbiano stabilito di “auto multarsi” di uno yuan per ogni parola cinese pronunciata nelle conversazioni di tutti i giorni. Tale pratica, iniziata tra i monaci del monastero di Sershul, situato nel Tibet orientale, contea di Zachukha, si è velocemente diffuso tra la popolazione nonostante il divieto dei locali rappresentanti del Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro.
Il boicottaggio dei mercati cinesi di frutta e verdura, iniziato a Nangchen, nella provincia del Kham, si è ormai esteso alle vicine contee di Dzaduo, Surmang e Jyekundo tanto che, secondo quanto riferiscono fonti nell’esilio, sembra che alcuni negozi cinesi della zona siano stati costretti a chiudere. È un segnale della crescente consapevolezza del potere dei tibetani in quanto consumatori e in quanto presenza indispensabile per la sopravvivenza dei negozi cinesi. “Se i tibetani comperano dai tibetani” – riferisce il sito di Lhakar – “l’economia interna tibetana diverrà più forte e i tibetani avranno più potere contrattuale, a livello sia sociale sia politico”.
Dal Tibet, il movimento si è esteso tra i tibetani in esilio che, consapevoli dell’importanza degli atti di resistenza all’interno del paese, intendono sostenere Lhakar attraverso canali radiofonici, siti web, social network, blog e ogni altro mezzo di informazione atto a diffondere le notizie delle azioni dei compatrioti e a coinvolgere tutta la diaspora tibetana. Il movimento di supporto alla resistenza vede un numero crescente di esuli impegnati a operare concretamente, assieme ai tibetani in Tibet, per la sopravvivenza della loro cultura e per far sentire a chi è all’interno del paese che il movimento è unico e condiviso. Informazione, interventi sul blog http://lhakardiaries.com/, raccolta e traduzione di canti della resistenza tibetana e organizzazione di eventi con artisti tibetani sono alcune delle azioni proposte.
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A cura dell’Associazione Italia-Tibet