PECHINO RESTAURA IL CONSOLATO NEPALESE A LHASA E CHIEDE PIÙ CONTROLLO SUGLI ESULI TIBETANI

Nepal_police1Kathmandu, 4 gennaio 2012 (AsiaNews). Per aiutare Kathmandu a restaurare le sue rappresentanze diplomatiche, Pechino finanzia la costruzione di tre nuovi edifici del Consolato nepalese a Lhasa (Tibet). Nel resto del mondo le ambasciate nepalesi sono fatiscenti per mancanza di fondi. Il progetto è stato approvato di recente. Gli stabili ospiteranno la residenza del console e il suo staff.

Nel 2009, la Cina aveva annunciato che avrebbe finanziato con 180mila euro il Consolato nepalese nella capitale tibetana. Il nuovo protocollo d’intesa firmato in novembre tra Kathmandu e il governo della regione autonoma del Tibet prevede, oltre al restauro, anche l’ampliamento della rappresentanza. A tutt’oggi il Nepal è l’unico Paese al mondo a cui è concesso avere un proprio ufficio diplomatico in Tibet.

La notizia ha scatenato le polemiche dei politici nepalesi che accusano Pechino di voler controllare a suo favore le relazioni fra i due Paesi per aumentare la stretta contro gli esuli tibetani in Nepal.

Lok Raj Baral, ex ambasciatore nepalese in India afferma: “Il governo maoista deve limitarsi a chiedere fondi per opere in patria, ma non può accettare finanziamenti per le proprie missioni diplomatiche. Com’è possibile difendere i propri interessi nazionali quando si lavora dentro un edificio pagato con i soldi del Paese ospitante”?

Un altro diplomatico, Bhek Bahadur Thapa, ex ministro per gli Affari esteri, sottolinea che il governo nepalese è sempre più severo verso gli esuli tibetani e un consolato a Lhasa costruito con i soldi di Pechino mette a serio rischio la loro vita.

Da anni Pechino preme sul Nepal perché impedisca qualsiasi “attività anticinese” e sostiene che non ci sono “profughi tibetani”, ma solo immigrati illegali. Di recente le autorità nepalesi hanno impedito alla comunità tibetana persino di celebrare le proprie ricorrenze o di manifestare in alcun modo la loro identità nazionale e sono intervenute persino per commemorazioni religiose di proteste anticinesi. Il 6 luglio 2011 la polizia di Kathmandu ha “avvertito” i tibetani di non celebrare il compleanno del Dalai Lama.