Dharamsala, 7 gennaio 2012. Il 6 gennaio 2012, attorno alle ore 14.40, ora locale, altri due tibetani si sono auto immolati a Ngaba. Ne hanno appena dato notizia il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia e numerose agenzie. Due uomini, un monaco e un laico, con le mani giunte in segno di preghiera, si sono dati fuoco gridando “Lunga vita al Dalai Lama” e invocando il suo ritorno in Tibet.
Nel giro di pochi minuti sono arrivati sul luogo dove si era consumato il disperato gesto forze della Polizia Armata del Popoli (PAP) e dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza (PSB) che hanno estinto le fiamme e portato in un luogo per ora sconosciuto i due tibetani.
Nonostante al momento non siano pervenute notizie certe sulle loro condizioni di salute, alcune fonti riferiscono che le ustioni riportate potrebbero essere talmente gravi da far temere per le sorti dei due nuovi eroi. Non sono ancora noti i nomi, l’età e i particolari della loro vita.
È inoltre di questi minuti la notizia, battuta da numerose agenzie di stampa, che le autorità indiane hanno rafforzato le misure di sicurezza a protezione del Dalai Lama, in questi giorni a Bodh Ggaya per il conferimento dell’iniziazione di Kalachakra. Secondo il quotidiano Times of India, la polizia di Nuova Delhi ha ricevuto informazioni sulla possibilità che alcuni tibetani, probabilmente agenti dei servizi di Pechino, siano entrati clandestinamente in India per raccogliere informazioni sul governo tibetano in esilio e colpire il Dalai Lama.
Fonti: Tibetan Centre for Human Rights and Democracy – Agenzie