Dharamsala, 11 gennaio 2012. Hanno un nome i due tibetani immolatisi il 6 gennaio 2012. Sono i due “eroi” Pawo Tsultrim e Pawo Tenyi, entrambi ventenni, che alle 14.40 (ora locale) si sono dati fuoco a Ngaba. Un testimone oculare ha raccontato che insieme, con le mani giunte e il viso rivolto verso il monastero di Kirti, hanno gridato “Lunga vita al Dalai Lama” e “Vogliamo che il Dalai Lama ritorni in Tibet” prima di essere avvolti dalle fiamme. Tenyi è morto lo stesso 6 gennaio, poco dopo essere stato prelevato dalle forze dell’ordine, Tsultrim è spirato la notte del 7 gennaio.
I tibetani di Ngaba, in segno di lutto e di solidarietà hanno chiuso negozi e alberghi ma non hanno potuto rendere omaggio ai compatrioti defunti a causa delle imponenti misure di sicurezza. È giunta anche notizia della morte, dopo oltre due mesi di atroci sofferenze, di Norbu Damdrul (nella foto), il diciannovenne ex monaco di Kirti che si era dato fuoco il 15 ottobre 2011. È spirato all’ospedale di Barkham il 5 gennaio. La polizia cinese ha cremato il corpo e ha consegnato ai famigliari le ceneri.
Il giorno 8 gennaio, un colpo di fucile sparato dalla polizia cinese attraverso la finestra dell’abitazione presso la quale si trovava ha posto fine alla vita di un altro tibetano, Gurgon Tsering, trentacinque anni, di Achok (Amdo Ladrang). Il padrone di casa, Gompo Kyab, è stato arrestato. Erano entrambi sospettati di aver rubato alcune tende erette per ospitare gli operai che lavorano alla costruzione, fortemente osteggiata dai residenti tibetani, del nuovo aeroporto militare di Achok.
La notte del 27 dicembre 2011 è morto a Lhasa, a causa dei postumi delle torture subite durante la prigionia, Norlha Ashagtsang, quarantanove anni, ex prigioniero politico. Norlha era stato arrestato il 29 giugno 2009 per aver protestato contro l’arresto di due compatrioti. Condannato a due anni di carcere, era stato rilasciato nel 2011, prima dello scadere dei termini della pena, per le sue compromesse condizioni di salute.
Fonti: Phayul – Tibettimes