Dharamsala, 31 gennaio 2012. Nel tentativo di contenere il dilagare delle proteste popolari che nelle ultime settimane hanno infiammato il Tibet orientale, Qi Zhala, capo del Partito comunista di Lhasa, ha chiesto un inasprimento delle misure di sicurezza. Le sue parole, pronunciate nel corso di un’ispezione sulla Qinghai-Tibet Highway, sono state successivamente pubblicate sul sito web del governo della Regione Autonoma.
“I responsabili e i funzionari governativi di Lhasa, ad ogni livello, e soprattutto la polizia, devono incrementare i loro sforzi, inviare uomini, creare punti di registrazione e di ispezione lungo le strade nazionali e presso i principali monasteri”, ha ordinato Qi. “Il nostro fine deve essere quello di prevenire ogni tipo di incidente, sia esso grande, medio o piccolo” – ha detto rivolto agli ufficiali di polizia. “Dobbiamo colpire duramente tutte le attività separatiste, distruttive e criminali della cricca del Dalai Lama e impedire qualsiasi incidente, grande o piccolo” – ha ripetuto, minacciando di licenziamento funzionari e impiegati in caso di manifestazioni o proteste.
Le parole del capo del Partito seguono di pochi giorni l’arresto di Namkha Gyaltsen, un tibetano di venticinque anni, che il 26 gennaio è stato arrestato per aver distribuito volantini e gridato slogan nella piazza del Barkhor, il cuore della capitale tibetana. La città e i principali monasteri sono sotto stretta sorveglianza e i soldati eseguono continue esercitazioni militari per intimidire i tibetani e dissuaderli da ogni tentativo di dimostrazione.
L’agenzia di stato Xinhua ha reso noto il 29 gennaio che in coincidenza con il capodanno cinese sono state recapitate ai monasteri tibetani, alle scuole e agli uffici oltre un milione di bandiere cinesi e fotografie che ritraggono gli esponenti di quattro generazioni di leader che si sono succeduti al governo della Cina. Padma Choling, il presidente del “governo regionale” tibetano, ha dichiarato che, appendendo i ritratti, i tibetani “esprimono profonda gratitudine al governo centrale della Repubblica Popolare e al Partito comunista cinese”.
Segnaliamo infine che il sito cinese Youku ha pubblicato in mattinata un inquietante video che documenta il ritorno dal Tibet, lungo la Qinghai-Tibet Highway, di un impressionante numero di camion militari vuoti. Ne sono stati contati 61 in sette minuti. Che cosa hanno portato in Tibet? Quanti militari? Il video è stato poco dopo ritirato dai controllori cinesi del web, ma un attivista per la causa tibetana ha fatto in tempo a salvarlo e a caricarlo su youtube. È visibile al sito;
http://www.youtube.com/watch?v=fBY_0Up_IQE
Fonti: Phayul – Rangzen Alliance