13 febbraio 2012. Mentre stavamo per dare notizia della morte di Tenzin Choedron, la diciottenne monaca immolatasi a Ngaba il giorno 11 febbraio, abbiamo appreso dal gruppo londinese Free Tibet dell’auto immolazione di un altro giovanissimo monaco, Lobsang Gyatso, di soli diciannove anni. Lobsang, che apparteneva al monastero di Kirti, si è dato fuoco a Ngaba alle ore 14.00, ora locale. Le forze di sicurezza cinesi hanno spento le fiamme e, mentre lo trascinavano via, lo hanno picchiato. Non si conoscono ancora le sue condizioni né dove sia stato portato.
Lobsang, è il secondo teenager a darsi fuoco nell’arco di tre giorni. Originario della città di Cha, era uno degli studenti più brillanti del suo corso. Due giovani tibetani, presenti sulla scena dell’immolazione, sono stati picchiati dalla polizia. Uno è riuscito a fuggire grazie all’aiuto di alcuni passanti ma il secondo è stato fermato. Testimoni oculari riferiscono che sanguinava copiosamente. Attorno a Ngaba sono stati rafforzati i posti di blocco e in tutta l’area è in atto una vera e propria caccia all’uomo. Secondo notizie filtrate dal Tibet, il numero delle immolazioni è destinato ad aumentare: sono infatti in molti, laici e monaci, i tibetani pronti a morire per la libertà del Tibet. È quanto ha affermato Lobsang Yeshe, un monaco del monastero di Kirti in esilio, che in un’intervista rilasciata al sito tibetano Phayul ha parlato di “un punto di non ritorno”.
“Sono molti i tibetani pronti a darsi fuoco nelle prossime settimane”, ha dichiarato Lobsang Yeshe. “Anche i genitori e i parenti di quanti si sono auto immolati non si dicono rattristati o dispiaciuti, al contrario affermano di essere fieri del coraggio che i loro congiunti hanno mostrato nello sfidare il governo cinese e le sue politiche repressive”.
Sabato 11 febbraio, circa duecento persone hanno dato vita a una manifestazione di protesta nella piazza del mercato di Jyekundo, nell’omonima prefettura autonoma. Le forze di sicurezza hanno circondato e chiuso la piazza e alcuni dimostranti sono stati arrestati. Ma il giorno seguente, 12 febbraio, un numero ancora maggiore di tibetani si è riunito in un diverso punto della città, piazza Gesar. La situazione a Jyekundo è molto tesa e alla gente è vietato lasciare la città. Ad alcuni è impossibile perfino girare per le strade.
A Lhasa, molti tibetani tornati dall’India dopo aver preso parte all’iniziazione di Kalachakra sono trattenuti in locande ed alberghi. Non è loro consentito alcun contatto con l’esterno ed è stato loro comunicato che lo stato di isolamento si protrarrà almeno fino al mese di aprile.
Il 9 febbraio, Chen Quanguo, capo del Partito della Regione Autonoma, ha ordinato a tutti i responsabili della sicurezza di “riconoscere la gravità della situazione” e di essere pronti “a una guerra contro il sabotaggio secessionista”. “La battaglia contro la cricca del Dalai Lama sarà lunga, complicata e talvolta anche violenta”.
Lo sgomento dei tibetani in esilio
Con il perdurare dell’ondata di auto immolazioni, i tibetani in esilio dichiarano di sentirsi scioccati e di nessun aiuto per non essere in grado di alleviare le sofferenze dei compatrioti all’interno del Tibet. “Non ho mai pianto in vita mia, nemmeno quando sono mancati i miei genitori, ma in questi ultimi mesi ho pianto molto”, ha dichiarato un giovane tibetano nel corso di un convegno organizzato dal Tibetan Youth Congress. “Le mie lacrime non sono solo dettate dal dolore ma anche dallo sconforto per non poter far nulla per i miei fratelli e sorelle in Tibet”, ha aggiunto.
Lo stesso senso di impotenza ha accomunato molti dei presenti. Altri hanno criticato l’Amministrazione Centrale Tibetana, colpevole di aver deluso le aspettative dei tibetani all’interno del Tibet. “Sono stanco delle fiaccolate su e giù per McLeod Ganj”, ha detto un altro tibetano. “È ora di organizzare campagne più forti e decise in grandi città oppure di riproporre la Marcia per il Tibet, come nel 2008”. È stato chiesto alla gente di dare suggerimenti e mettere per iscritto le proprie idee. “Dove siete voi del Tibetan Youth Congress e di Students for a Free Tibet? Per favore, mettetevi alla testa dei tibetani” – si leggeva in un messaggio.
Soepa, un attivista del movimento, ha dichiarato che è in preparazione qualcosa di veramente importante e significativo. “Ancora non conosco il dettagli” – ha affermato – ma stiamo organizzando qualcosa di concreto, forse entro questo stesso mese”.
Fonti: Free Tibet – Phayul – ITN