Dharamsala, 4 marzo 2012. Ancora una volta la regione di Ngaba, nel Tibet orientale, è stata teatro di una nuova auto immolazione. Si è avuta, infatti, conferma che Rinchen, una giovane donna di trentatré anni madre di quattro figli si è immolata dandosi fuoco alle ore 6.30 (ora locale) di oggi.
Rinchen ha sacrificato la sua vita di fronte allo speciale presidio istituito dalle autorità cinesi davanti all’ingresso principale del monastero di Kirti. I monaci sono riusciti a portare il suo corpo carbonizzato all’interno dell’istituto religioso. In un comunicato stampa, il monastero di Kirti in esilio – con sede a Dharamsala – fa sapere che, avvolta dalle fiamme, la donna ha invocato il ritorno del Dalai Lama e libertà per il Tibet. E’ deceduta all’istante. Il figlio maggiore di Rinchen ha solo 13 anni, il minore solo pochi mesi. Quella di Rinchen è la 24° auto immolazione di cui si è avuta conferma, la 16° avvenuta a Ngaba.
Alcuni giornalisti stranieri che la scorsa settimana erano riusciti a raggiungere la regione, hanno descritto la città di Ngaba come “una zona di guerra”, presidiata da personale della sicurezza armato di fucili automatici. Un giornalista dell’agenzia Associated Press, in grado di superare i numerosi posti di blocco lungo la strada che conduce a Ngaba, ha riferito che “la soffocante morsa” della repressione non si limita al controllo delle vie di comunicazione ma è diretto anche alle menti della comunità locale.
Il 2 marzo, Zhao Qizheng, parlando ai margini della 5° sessione del Comitato della Conferenza Politica Nazionale del Popolo, ha affermato che tutti i recenti casi di auto immolazione sono stati istigati dal Dalai Lama e dalla sua cricca. “Ha due facce quando afferma di non voler incoraggiare le immolazioni” – ha dichiarato – “io non l’ho mai sentito pronunciare queste parole”.
Fonti: Phaul – Chinadaily.com