Dharamsala, 7 giugno 2012. Dieci giorni dopo l’auto immolazione di Dargye e Dorjee Tseten, i due tibetani che si sono dati fuoco a Lhasa il 27 maggio, le autorità cinesi hanno nuovamente chiuso il Tibet al turismo straniero. La decisione è stata comunicata a tutte le più importanti agenzie di viaggio della regione. “Alla fine del mese di maggio l’Ufficio del Turismo ci ha chiesto di porre fine all’organizzazione dei viaggi dei turisti stranieri” – ha dichiarato un dipendente della Tibet China International Tour Service – “ma non ci è stato detto quanto durerà questo divieto”.
Si ritiene che il provvedimento, ufficialmente non motivato, sia da porre in relazione alle due auto immolazioni avvenute a Lhasa e al conseguente fermo o respingimento di centinaia di tibetani giunti in pellegrinaggio nella capitale tibetana in concomitanza con l’inizio del Saka Dawa, la celebrazione della nascita, dell’illuminazione e della morte del Buddha, un appuntamento che richiama ogni anno un grande numero di pellegrini e di visitatori stranieri.
Nel corso di quest’anno, il Tibet è stato chiuso al turismo dalla metà di febbraio alla fine di marzo, in coincidenza con il ricorrere di due importanti eventi: il capodanno tibetano (22-24 febbraio) e il 10 marzo, commemorazione della sollevazione di Lhasa del 1959. Nel 2011 la regione era stata chiusa al turismo dalla fine del mese di giugno: il provvedimento era stato voluto dalle autorità cinesi in vista delle grandiose celebrazioni programmate Lhasa per commemorare il 90° anniversario della nascita del Partito comunista, avvenuta nel 1921, e il 60° anniversario della “pacifica liberazione” del Tibet.
Nel frattempo, a Dharamsala, l’Amministrazione Centrale Tibetana ha reso noto che i due nuovi “inviati” destinati a prendere il posto di Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen – le cui dimissioni sono state accettate dal Primo Ministro Lobsang Sangay il 1° giugno – saranno nominati nel momento in cui la Cina si dichiarerà pronta a riprendere il processo di dialogo.
Fonte: Phayul – Agenzie