Dharamsala, 10 luglio 2012. Il 7 luglio, il giorno seguente a quello del settantasettesimo compleanno del Dalai Lama, un giovane tibetano si è auto immolato a Damshung, una regione del Tibet centrale (nella cartina). Il nuovo eroe della resistenza tibetana si chiama Tsewang Dorjee e ha 22 anni. Gridando slogan contro l’occupazione cinese del Tibet, si è dato fuoco nel centro dell’omonima cittadina attorno alle ore 13.00, ora locale.
Il personale di sicurezza cinese, accorso sul posto nell’arco di pochissimi minuti, ha spento le fiamme. Sembra che Tsewang Dorjee sia stato ricoverato all’ospedale di Lhasa con il corpo devastato al 90% dalle ustioni. Si teme per la sua vita: a nessuno è stato consentito di fargli visita e, secondo notizie trapelate dal Tibet, potrebbe essere deceduto durante la notte. Il Parlamento Tibetano in esilio ha reso noto che tutta l’area di Damshung è ora strettamente presidiata dalle forze di sicurezza e che i testimoni oculari presenti sulla scena del drammatico atto sono stati tratti in arresto. “Tutte le linee di comunicazione con Damshung sono state tagliate” – informa un comunicato del Parlamento – “e alla gente che abita nelle vicinanze, compresa Lhasa, è stato proibito di raggiungere la località dell’immolazione”.
Sale ad almeno 43 casi confermati il numero delle auto immolazioni avvenute in Tibet a partire dal 2009. Si è appreso i giorni scorsi che Thargyal (o Darhye), uno dei due tibetani che si erano dati fuoco a Lhasa lo scorso 27 maggio 2012, non è sopravvissuto alle ustioni riportate ed è deceduto il 7 luglio all’ospedale di Lhasa. Assieme a Tseten Dorjee si era immolato con il fuoco nel centro della capitale tibetana, di fronte al tempio del Jokhang. Dopo la loro immolazione, le misure di sicurezza erano state rafforzate nell’intera città e la sorveglianza era particolarmente aumentata nei giorni precedenti il 6 luglio, compleanno del Dalai Lama. Radio Free Asia ha reso noto che i tibetani non residenti a Lhasa necessitano di cinque differenti permessi per entrare in città e le restrizioni sono particolarmente pesanti per chi proviene dalle regioni del Kham e dell’Amdo.
Interrogato sull’argomento delle immolazioni, in una recente intervista il Dalai Lama ha dichiarato di non volersi esprimere su “una questione politica tanto delicata”. “Se dessi un giudizio positivo, i cinesi mi accuserebbero di essere il mandante di questi atti” – ha precisato – “Se invece esprimessi un parere negativo, i famigliari degli immolati e i tibetani tutti ne sarebbero estremamente rattristati: quella gente ha sacrificato la sua vita, non è facile dare un giudizio, non voglio che si pensi che il loro gesto sia qualcosa di sbagliato”.
Fonti: Phayul – RFA