di Marco Del Corona
10 settembre 2012, Corriere.it
La doppia cancellazione era stata giustificata con un «normale cambio d’itinerario», senza che la spiegazione riuscisse a mostrarsi particolarmente persuasiva. Ieri il ministero degli Esteri si è affannato a spiegare che in realtà Xi non aveva in programma di vedere la responsabile del governo di Copenaghen e il portavoce Hong Lei, normalmente capace di un certo savoir faire , ha tagliato corto ricordando di aver detto che sarebbero stati i «consiglieri di Stato» (di fatto il nucleo che conta dell’esecutivo di Pechino) a vedere la Thorning-Schmidt. Peccato che, come annotava ieri il direttore del South China Morning Post Wang Xiangwei sulla sua rubrica settimanale, proprio per mettere a tacere le speculazioni «Pechino avesse fatto il passo inusuale di annunciare ai giornalisti di Hong Kong che oggi Xi avrebbe salutato la premier danese anche se non era previsto alcun faccia a faccia». Invece niente.
Spazio libero alle speculazioni, dunque. Tanto più che l’avvicinamento al congresso sta avvenendo in modo turbolento. La purga politica e disciplinare (ancora non del tutto consumata) del «neomaoista» Bo Xilai, la condanna per omicidio della moglie Gu Kailai, l’imminente processo all’ex braccio destro di lui Wang Lijun, la semi-epurazione del capo di gabinetto di Hu Jintao, tutto rende leciti sospetti maliziosi. In un sistema di potere e di burocrazia maniacalmente attento al protocollo, le mancate apparizioni di Xi sono state attribuite dai rumours a problemi fisici, come a un infortunio alla schiena ricavato in piscina o persino giocando a calcio. Poco credibile, secondo gli osservatori più coltivati, che Xi abbia evitato di incontrare la Clinton per via dell’irritazione di Pechino per l’«ingerenza» statunitense sulle questioni marittimo-territoriali tra la Cina e i Paesi vicini. Dagli Usa il sito Boxun , accanto alle voci di malattia di Xi, ha ipotizzato con il consueto furore dietrologico che il futuro numero uno sia stato ferito in un incidente stradale provocato nientemeno che dalla fazione di Bo Xilai. La tesi dell’incidente stradale, poi, è stata ventilata anche per spiegare lo svanire dalla scena pubblica di un altro dei nove del comitato permanente del Politburo, He Guoqiang, il più alto garante della lotta alla corruzione, tema caro ai leader uscenti Hu Jintao (segretario) e Wen Jiabao (premier). Più tarda il congresso, più fermentano i pettegolezzi.