Dharamsala, 22 ottobre 2012. Un altro tibetano si è immolato con il fuoco nel Tibet orientale. Lhamo Kyab, 27 anni, padre di due bimbe piccole, si è dato fuoco il 20 ottobre a Bora, distretto di Sangchu, nella regione dell’Amdo, attorno alle 14.00, ora locale. Ha portato a compimento il suo atto di ribellione contro l’occupazione cinese del Tibet in una strada nelle vicinanze del locale monastero.
Come gli altri eroi tibetani, Lhamo Kyab, ormai avvolto dalle fiamme, prima di stramazzare a terra ha avuto la forza di invocare il ritorno del Dalai Lama e di compiere qualche passo. E’ deceduto sul posto. I tibetani del luogo sono riusciti a portare il suo corpo carbonizzato nella sala di preghiera all’interno del monastero di Bora dove i monaci hanno officiato il rito funebre.
Con la morte di Lhamo Kyab sale a quattro il numero dei tibetani che si sono auto immolati nel solo mese do ottobre 2012. Prima di lui, si sono dati la morte con il fuoco Gudrup (43 anni), Sangay Gyatso (27 anni) e Tamdin Dorjee (52 anni). Il 27 maggio 2012, Dorjee Tseten, nativo di Bora, si era dato fuoco a Lhasa, di fronte al Tempio del Jokhang, assieme a Dhargey, un suo compagno di lavoro.
Il 23 marzo scorso le forze di sicurezza cinesi avevano fatto irruzione nel monastero di Bora prelevando quattro monaci: Sangyal Gyatso, 30 anni; Kelsang Lodoe, 23 anni; Sonam, 20 anni e Tashi Gyatso, 22 anni. Lo scorso 20 marzo avevano partecipato assieme a un centinaio di monaci a una grande manifestazione: portando bandiere tibetane e ritratti del Dalai Lama, avevano chiesto il ritorno del loro leader spirituale, il diritto alla libertà religiosa e all’insegnamento della lingua tibetana. Poco dopo le proteste, gli agenti avevano fermato oltre 40 persone che erano state rilasciate il giorno seguente grazie alla mediazione di Gyal Khenpo, ex abate del monastero di Labrang Tashikyil (prefettura di Kanlho, Gansu).
Fonte: Phayul