5 novembre 2012. Migliaia di tibetani hanno preso parte alla cerimonia di cremazione di Dorjee Lhundup, il 63° eroe tibetano immolatosi domenica 4 novembre. Dorjee Lhundup, 25 anni, si è cosparso di benzina a Rongwo, la capitale della Contea di Rebkong, prefettura autonoma di Malho, nelle adiacenze dell’hotel Sakyil, attorno alle 10.30 (ora locale). E’ morto all’istante. Un gran numero di monaci e laici è subito accorso sul luogo e, in segno di rispetto, ha avvolto nelle khata, le tradizionali sciarpe bianche tibetane, i poveri resti del defunto.
Riferisce Radio Free Asia che, poco più tardi, alcune migliaia di tibetani si sono radunati a Dhongya–la, nelle vicinanze del monastero di Rongwo per assistere alla cerimonia di cremazione di Dorjee (nella foto) effettuata in gran fretta per evitare qualsiasi possibile interferenza da parte delle autorità cinesi. Dalla folla si è levata l’invocazione “Ki Ki”, il tradizionale grido di lotta dei tibetani, assieme a slogan di protesta che i famigliari di Dorjee Lhundup, temendo per la propria sicurezza, hanno cercato di placare dicendo che Dorjee, con il suo gesto, voleva “proteggere l’interesse del Tibet” e chiedere il ritorno del Dalai Lama.
Le forze di sicurezza, giunte immediatamente sul posto, non hanno effettuato arresti ma hanno ordinato ai tibetani di non diffondere la notizia della nuova immolazione. A questo fine, sono state interrotte tutte le comunicazioni telefoniche e i collegamenti internet: bloccata la vendita delle SIM card, chiusi gli internet Café, debole o inesistente il segnale per il funzionamento dei telefoni mobili. Le strade della città sono pattugliate e, dopo la cerimonia di cremazione, la gente, impaurita, si è chiusa in casa.
Di fronte al susseguirsi dei casi di auto immolazione, le autorità cinesi hanno reagito non solo bloccando i mezzi di comunicazione ma, in molte aree tibetane, hanno imposto limitazioni alla vendita di liquidi infiammabili. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha reso noto che nelle città e nei villaggi della prefettura di Malho è stato ordinato ai negozianti di limitare la vendita della benzina e di altri liquidi infiammabili, provvedimento che crea problemi ai quei tibetani che si spostano in auto o moto. Nelle ultime settimane la limitazione alla vendita di liquidi infiammabili è stata imposta anche a Lhasa e nelle aree limitrofe.
Fonti: Radio Free Asia – Phayul