TIBET: CAUTE PRESE DI POSIZIONE DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

19 dicembre 2012. Dopo la presa di posizione del Sottosegretario di Stato USA Maria Otero che l’11 dicembre, a Washington, aveva espresso la preoccupazione degli Stati Uniti per il continuo crescere del numero delle auto immolazioni e aveva auspicato l’elaborazione di una strategia comune con l’Europa per affrontare il problema del Tibet, rappresentanti dell’Unione Europea, del Canada e del Regno Unito hanno levato la loro voce a proposito del continuo peggioramento della situazione all’interno dell’altopiano tibetano.

La posizione degli Stati Uniti è stata peraltro ribadita il 14 dicembre da Patrick Ventrell, portavoce del Dipartimento di Stato. Rispondendo alla domanda di un giornalista che gli chiedeva quali azioni la comunità internazionale e gli USA intendano intraprendere a fronte del continuo crescere dei casi di auto immolazione, Ventrell ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno ad adoperarsi a ogni livello presso il governo cinese affinché Pechino riveda quelle direttive politiche che, in Tibet, sono motivo di tensione e minacciano l’identità culturale, linguistica e religiosa dei tibetani. “Chiediamo al governo cinese di consentire ai tibetani di esprimere liberamente, pubblicamente e pacificamente il loro dissenso, senza paura di rappresaglie”. “Queste richieste sono parte integrante del nostro dialogo con il governo cinese”.

Il 15 dicembre, Catherine Ashton, Alto Rappresentante dell’Unione Europea, ha dichiarato di sentirsi “profondamente addolorata per il crescente numero di tibetani – molti dei quali in giovanissima età – che si auto immolano. “Le limitazioni imposte alla libera espressione dell’identità tibetana sono causa di scontento in tutta la regione”. “Pur nel rispetto dell’integrità territoriale della Cina, l’Unione Europea chiede alle autorità cinesi di prendere in esame le cause profonde della frustrazione del popolo tibetano al quale devono essere garantiti i diritti politici, economici, sociali e culturali, compreso il diritto alla pratica della religione e all’uso della propria lingua”.

L’Unione Europea ha inoltre espresso “totale sostegno” a quanto dichiarato lo scorso 2 novembre 2012 dall’Alto Commissario per i Diritti Umani presso le Nazioni Unite, signora Navi Pillay. Il 2 novembre, a Ginevra, l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha chiesto alla Cina di “dare ascolto alle proteste da lungo tempo espresse dai tibetani, proteste che sfociano in atti disperati, incluse le auto immolazioni”. La signora Pillay ha dichiarato di sentirsi turbata nell’apprendere che la Cina ricorre sistematicamente all’uso della violenza ogni qual volta i tibetani tentano di esercitare i loro diritti fondamentali e ha chiesto a Pechino di consentire a delegazioni indipendenti di recarsi in Tibet per verificare la situazione e di permettere ai mezzi di informazione il libero accesso al paese. “Ho avuto alcuni scambi di vedute con il governo cinese su questi argomenti” – aveva reso noto Navi Pillay – ma molto deve essere ancora fatto per proteggere i diritti dei tibetani ed evitare che siano violati”. “Chiedo al governo cinese di rispettare il diritto di espressione e di pacifica protesta dei tibetani e di liberare tutti coloro che sono stati arrestati per avere esercitato questi diritti universalmente riconosciuti”.

Il 15 dicembre, il Ministro degli Esteri canadese John Baird ha chiesto alla Cina di consentire a diplomatici e giornalisti libero accesso al Tibet e ha accusato il governo di Pechino di esacerbare le tensioni in tutto il paese ricorrendo, in risposta alle auto immolazioni, all’imposizione di continue misure punitive. “Il Canada sostiene la libertà di espressione, riunione e associazione dei tibetani”, ha affermato il ministro che ha altresì sollecitato la Cina a tenere in considerazione e rispetto tutto ciò che appartiene alle tradizioni e alla cultura tibetana così da rendere possibile una diminuzione delle tensioni sociali in questo momento esistenti nel paese. “Chiediamo inoltre alla Cina” – ha proseguito Baird – “di dare inizio a un sostanziale e significativo dialogo con il Dalai Lama”.

Il 18 dicembre, anche il Regno Unito si è espresso a favore della ripresa del dialogo e dell’apertura del Tibet alla stampa e alla diplomazia internazionale. Il Ministro degli Esteri  britannico Hugo Swire si è detto “seriamente preoccupato” per la situazione in cui versano i diritti umani in Tibet e per la crescente ondata delle auto immolazioni. “Appoggiamo con fermezza quanto recentemente dichiarato dalla baronessa Ashton”, ha dichiarato Swire ribadendo il fermo auspicio del Regno Unito per una ripresa del dialogo e l’apertura del Tibet ai diplomatici, ai media internazionali e a tutte le parti interessate. “Riteniamo che una soluzione durevole possa essere trovata in armonia con il principio universale del rispetto dei diritti umani e con il riconoscimento di un’autentica autonomia per il Tibet secondo quanto previsto dalla costituzione cinese”.

Fonte: Phayul