Dharamsala, 10 gennaio 2013. Gartse Jigmey (nella foto), uno scrittore tibetano monaco del monastero di Gartse, situato nell’omonima Contea nella regione orientale dell’Amdo, è stato tratto in arresto dalle autorità cinesi il 1°gennaio dopo la pubblicazione del secondo volume del suo libro, “Il Potere del Cuore di Tsempo”. Arrivati al monastero dalla stazione di polizia di Xining, i poliziotti hanno perquisito la sua stanza e lo hanno portato via. Ignota la destinazione.
Nei 25 capitoli del suo nuovo libro, Jigmey tratta argomenti particolarmente sensibili quali le auto immolazioni in Tibet, i diritti delle minoranze in Cina, la questione dei diritti umani e le dimostrazioni pacifiche dei tibetani. Una parte del volume è dedicata al governo tibetano in esilio, al Dalai Lama, al Panchen Lama e ad altri leader religiosi. Nel primo volume, pubblicato nel 2008, il monaco-scrittore descriveva la felicità e la sofferenza passata, presente e futura del popolo tibetano. La sua prima opera, “Diario di viaggio”, gli era valsa il conferimento di uno speciale riconoscimento da parte della comunità locale. Fondatore di un’associazione che riuniva testate giornalistiche della zona, nel 1992 era entrato nel monastero di Gartse.
Ventisette monaci del monastero di Peker, nella Contea di Driru – Prefettura di Ngachu – nelle vicinanze di Lhasa, sono stati espulsi dall’istituto religioso per non aver obbedito alle disposizioni delle autorità cinesi. Riferisce Radio Free Asia che lo scorso mese di luglio 2012 un folto gruppo di funzionari governativi aveva imposto ai monaci di sottostare a numerosi controlli riguardanti i loro studi, la pratica della religione e le finanze del monastero. I monaci si erano rifiutato di obbedire e molti erano stati arrestati o allontanati. Un ulteriore inasprimento dei controlli ha provocato, nei giorni scorsi, le proteste dei religiosi e i nuovi arresti. Ora il monastero di Peker è quasi vuoto.
Nel corso di un “giro d’ispezione” di due giorni – dal 6 all’8 gennaio 2013 – nella regione di Kardze (Kham), Yu Zhengshen, uno dei sette top leader nominati lo scorso novembre a Pechino nel corso del XVIII Congresso del Partito Comunista ha esortato i partecipanti a un non meglio specificato “seminario di buddisti tibetani” a continuare a “combattere la cricca del Dalai Lama”. “La lotta contro la cricca del Dalai Lama” – ha detto Yu – deve proseguire per poter ottenere le condizioni politiche e sociali favorevoli allo sviluppo economico e al miglioramento del benessere della popolazione”. Yu ha inoltre chiesto ai monaci e alle monache di “sostenere gli sforzi governativi nella conduzione dei monasteri nel rispetto della legge” e di “essere patriottici e rispettare sia la legge sia i precetti monastici”.
Quella di Yu è la prima visita in Tibet di un membro del nuovo ufficio politico del Comitato Centrale del Partito. Prima di lui, il neo presidente eletto, Xi Jinping, aveva visitato Lhasa nel luglio 2011. In quell’occasione, Xi aveva dichiarato la sua ferma intenzione di colpire ogni tentativo di destabilizzazione del Tibet ad opera delle “forze separatiste” legate al Dalai Lama. “Lo straordinario sviluppo del Tibet avvenuto negli ultimi 60 anni è inconfutabile” – aveva dichiarato – “Senza il Partito Comunista non ci sarebbero né un nuovo Tibet né una nuova Cina”.
Fonti: The Tibet Post – RFA – Phayul