16 gennaio 2013. E’ pervenuta solo in questi giorni la notizia dell’arresto di otto tibetani imputati di aver diffuso informazioni sulla morte di Tsering Namgyal, immolatosi a Luchu (Kanlho) il 29 novembre 2012. Gli otto tibetani sono Kalsang Samdup, Nyima, Lhamo Dhundup, Dorjee Dhundup, Kalsang Kyab, Kalsang Sonam, Kalsang Namdren e una donna, Sonam Kyi.
Kalsang Samdup, un monaco di 44 anni, è stato arrestato il 22 dicembre 2012 con l’accusa di aver tenuto contatti con “forze separatiste”. Tre giorni dopo è stata la volta di tutti gli altri. Tra loro figura Kalsang Namdren, cognato di Tsering Namgyal. Sonam Kyi era stata in precedenza tratta in arresto per aver diffuso informazioni sulla sollevazione di Lhasa del 2008. Liberata, era stata allontanata dalla capitale tibetana e le era stato proibito di farvi ritorno. Non si hanno notizie sulla sorte di sette degli otto tibetani: sembra che Nyima sia il solo ad essere stato rilasciato dopo aver subito la confisca del telefono cellulare.
Il considerevole ritardo con cui è pervenuta la notizia di questi arresti è riconducibile alle strette misure di sicurezza poste in atto dalle autorità cinesi sia per impedire il diffondersi delle informazioni sui casi di auto immolazione sia per dissuadere la popolazione da ogni forma di protesta. E’ severamente vietato qualsiasi tipo di assembramento, comprese le visite di condoglianza ai parenti degli immolati e la celebrazione dei funerali. Le autorità temono, infatti, che il funerale dell’immolato si possa trasformare in una manifestazione antigovernativa. Per questo motivo le forze di sicurezza tentano di impadronirsi dei resti carbonizzati dei defunti evitando di restituirli alla famiglia o al monastero di appartenenza.
E’ del 14 gennaio la notizia del tentativo di autoimmolazione di una donna tibetana avvenuto a Pechino lo scorso 13 settembre 2012. Passang Lhamo, 62 anni, si era recata nella capitale cinese per chiedere alle autorità di revocare l’ordine di confisca della sua terra e della sua casa situata nella regione di Kyegudo (Kham) colpita dal devastante terremoto dell’aprile 2010. Visti respinti i suoi numerosi appelli, la donna si è data fuoco. E’ stata ricoverata in ospedale. (Nella foto, pompieri cinesi con estintori, in piazza Tineanmen a Pechino, in occasione del congresso del Partito).
A causa della confisca delle terre e del trasferimento forzato della popolazione imposto dalle autorità nella regione di Kyegudo, la popolazione tibetana aveva pubblicamente e ripetutamente manifestato la scorsa estate. Dickyi Choezom, una tibetana di 40 anni, madre di due figli, si era data fuoco il 27 giugno 2012 nella città di Kyegu in segno di protesta. Era stata ricoverata all’ospedale di Siling e, da allora, non si sono avute sue notizie.
Fonti: Phayul – TibetNet