14 febbraio 2013. Apprendiamo che ieri, 13 febbraio, un altro tibetano, il centounesimo, si è auto immolato in Tibet per la libertà del suo paese. Drukpa Khar, un ragazzo di 26 anni, si è dato fuoco alle ore 13.10 (ora locale) a Tsoe, nel distretto di Amchok, prefettura di Kanlho. E’ deceduto sul luogo della protesta. Lascia la moglie e tre figli rispettivamente di sei, quattro e un anno di età.
Mentre attendiamo di conoscere altri particolari su questa nuova autoimmolazione, è giunta notizia della morte del monaco tibetano che ieri, alle 8.20 del mattino, si è dato fuoco a Kathamendu. E’ spirato in serata al Tribhuwan University Teaching Hospital dove era stato ricoverato in condizioni che i medici hanno subito definito gravi. Non si conosce con esattezza il suo nome: Lobsang, secondo i medici, Dhondup Lotsey secondo la polizia nepalese. Aveva meno di trent’anni.
E’ confermata la morte di Lobsang Namgyal (nella foto), il monaco di 37 anni del monastero di Kirti, avvenuta il 3 febbraio 2013 ma della quale si è avuta notizia solo ieri a causa dei rigidi controlli da parte delle autorità cinesi. “Avvolto dalle fiamme, Lobsang Namgyal ha gridato “lunga vita al Dalai Lama” e correndo ha compiuto alcuni passi verso l’ufficio di polizia di Dzoge” – afferma un comunicato rilasciato dai monaci del monastero di Kirti in esilio. Il personale di sicurezza ha subito portato via il suo corpo carbonizzato e ha proceduto alla cremazione senza avvisare la famiglia. In una borsa nelle vicinanze del luogo della protesta sono state trovate la sua carta di identità e una lettera il cui contenuto non è stato reso pubblico.
Fonti: ITN – Phayul