ULTIM’ORA: DUE RAGAZZI TIBETANI SI AUTOIMMOLANO IN TIBET

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Dharamsala, 20 febbraio 2013. Due teenager tibetani si sono autoimmolati ieri a Kyangtsa, contea di Dzoge, prefettura autonoma di Ngaba, nell’Amdo. Rinchen, 17 anni (nella foto), e Sonam Dhargey, 18 anni, si sono dati fuoco attorno alle 19.00 (ora locale) e sono morti sul luogo della protesta. I loro corpi sono stati affidati alle rispettive famiglie che sperano di poter officiare i riti funebri senza interferenze da parte delle autorità locali.

Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha fatto sapere che entrambi i giovani avevano frequentato la scuola primaria di Kyangtsa. Dopo aver proseguito gli studi nella contea di Wenchuan, epicentro del terremoto del 2008, Rinchen era tornato nell’Amdo dove lavorava. Si trovava a Kyangtsa per celebrare con la famiglia la ricorrenza del capodanno tibetano. Non si conoscono al momento particolari sulla vita dell’altro ragazzo, Sonam Dhargey.

Con queste due immolazioni sale a centoquattro il numero dei tibetani che dal 2009 si sono dati fuoco in Tibet per la libertà del loro paese, otto solo dall’inizio del 2013. Fuori dal Tibet, il 13 febbraio, si è immolato a Kathmandu il monaco tibetano Drupchen Tsering (Druptse), morto sul luogo della protesta.

A un anno dalla sua immolazione, è giunta oggi notizia che Sonam Rabyang, il monaco immolatosi l’8 febbraio 2012 nella città di Triwang (Tridu), è vivo ma ha subito, tre mesi dopo il suo gesto, l’amputazione di entrambe le gambe. Si trova ora in convalescenza nella casa di famiglia ed è tenuto sotto stretta sorveglianza. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia fa sapere che non gli è consentito di comunicare telefonicamente con alcuno se non previa autorizzazione delle autorità locali. Al momento della sua autoimmolazione le sue condizioni erano state definite “gravi” ma per un anno non era trapelata alcuna informazione circa il suo stato di salute.

Ieri, 19 febbraio, lo stesso giorno in cui in Tibet si accendevano altre due torce umane, a Ginevra la signora Dicky Chhoyang, ministro del Dipartimento Informazioni e Relazioni Internazionali partecipava al 5° Summit per i Diritti Umani e la Democrazia. Nel suo discorso all’assemblea, il ministro ha nuovamente sottolineato la gravità della situazione in Tibet, oppresso dalla repressione politica, la marginalizzazione economica, la distruzione ambientale e l’assimilazione culturale e ha chiesto alla Cina di onorare il suo impegno a collaborare con il Consiglio ONU per i Diritti Umani la cui sessione annuale è di prossima convocazione.

Ma è improbabile che Pechino onori qualsiasi tipo di impegno. Riferisce Radio Free Asia che ieri le forze di sicurezza cinesi hanno arrestato sei monaci del monastero di Drakdeb, contea di Markham, nella cosiddetta Regione Autonoma, per avere dato vita a una manifestazione di protesta contro le sessioni di ri-educazione patriottica imposte ai religiosi dai sovraintendenti governativi dell’istituto religioso. Il 10 febbraio, alla vigilia della celebrazione del Losar, i venti monaci del monastero hanno espresso la loro indignazione e chiesto l’indipendenza del Tibet e il ritorno del Dalai Lama. La polizia, che in un primo momento li aveva arrestati tutti, ne ha rilasciato quattordici in seguito alle proteste della popolazione locale che, il 13 febbraio, ha apertamente contestato l’operato delle forze di sicurezza.

Fonti: Phayul – Radio Free Asia – TibetTruth