TIBET: UN MONACO SI AUTOIMMOLA A NGABA. CINA: ATTIVISTI CHIEDONO DIRITTI CIVILI E POLITICI

Dharamsala, 27 febbraio 2013. E’ stata confermata la notizia di una nuova autoimmolazione avvenuta nella contea di Ngaba, regione dell’Amdo, lunedì 25 febbraio. Sandag, un monaco del monastero di Dhiphu, si è dato fuoco nella strada principale del distretto, attorno alle 10 del mattino, ora locale. Non si conoscono le condizioni del monaco né si hanno notizie sul luogo in cui ora si trova.

Spente le fiamme, il personale cinese addetto alla sicurezza ha ricoverato Sandag in un ospedale di Ngaba ma, poco dopo, lo ha trasferito in un’altra località, forse in un diverso ospedale. Resta molto tesa la situazione a Ngaba, teatro del maggior numero di autoimmolazioni e di molte proteste di massa. In tutta la contea i tibetani sono soggetti a pesanti restrizioni e limitazioni della libertà individuale e il territorio è presidiato da forze militari e paramilitari. Con l’autoimmolazione di Sandag sale a 107 il numero dei tibetani che con questo atto estremo hanno voluto gridare al mondo il loro desiderio di libertà.

Cina

Oltre cento tra intellettuali, giornalisti e attivisti cinesi hanno reso pubblica una lettera aperta in cui si domanda alla nuova leadership di attuare riforme politiche e ratificare le Convenzioni Onu per i Diritti civili e politici. La lettera è stata pubblicata su diversi siti internet e blog; la sua uscita avviene a pochi giorni dall’inizio della 12°Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese, che si raduna ogni anno ai primi di marzo e che quest’anno decreterà l’insediamento ufficiale alla carica di presidente della Cina di Xi Jinping, eletto già segretario del Partito comunista cinese

 

La lettera aperta chiede che l’Assemblea ratifichi la Convenzione Internazionale Onu per i diritti civili e politici, che la Cina ha sottoscritto nel 1998, ma che non ha mai ratificato né inserito nel suo corpo legislativo. La Convenzione esige il rispetto per i diritti umani dell’individuo, compresa la libertà di religione, di parola e di associazione.
Lo scorso dicembre, una lettera aperta di un gruppo più ristretto di intellettuali non ha raggiunto alcun effetto. Il nuovo appello è un tentativo estremo di spingere la nuova leadership a prendere la strada delle riforme. Da novembre, da quando è divenuto segretario del Partito, Xi Jinping continua a mandare messaggi contraddittori: da una parte proclama un’era di riforme e di lotta alla corruzione; dall’altra riafferma il monopolio del potere del Partito, vera causa della corruzione e delle violazioni ai diritti umani. I firmatari non hanno reso noto chi ha stilato la lettera nel timore che la persona venga imprigionata. Nel 2008, almeno 300 intellettuali e persone comuni pubblicarono il documento conosciuto come “Carta 08”, che chiedeva il rispetto dei diritti umani. Il suo autore, l’intellettuale Liu Xiaobo fu arrestato e condannato a 11 anni di prigione e il documento di “Carta 08” fu poi oscurato su tutti i siti internet. Anche la lettera aperta di questi giorni, a poche ore dalla sua diffusione, è scomparsa nella maggior parte delle pagine web.

 

Fonti: Phayul – TPI – AsiaNews