L’ABATE DI KIRTI AI TIBETANI IN ESILIO: IL TIBET VI CHIEDE AIUTO. IL 10 MARZO A BRUXELLES GRANDE RADUNO DI SOLIDARIETA’

Rinpoche_SvizzeraDharamsala, 4 marzo 2013. Parlando ai membri della Comunità Tibetana in Svizzera (nella foto), Kyabje Kirti Rinpoche, abate del monastero di Kirti in esilio, ha esortato gli esuli ad impegnarsi attivamente per raccogliere il disperato grido d’aiuto dei tibetani all’interno del Tibet. “I tibetani in Tibet chiedono l’aiuto della comunità in esilio”, ha detto l’anziano capo religioso. “Se non rispondiamo con l’azione, chi raccoglierà il loro grido d’aiuto”?

L’abate di Kirti è in questi giorni in Europa per parlare della situazione in Tibet e in modo particolare di quanto sta avvenendo a Ngaba dove si trova il monastero di Kirti teatro del maggior numero di autoimmolazioni, almeno quaranta a partire dal 2009. Kirti Rinpoche ha affermato che la drammatica situazione in cui versa soprattutto la regione di Ngaba è la conseguenza della politica di repressione attuata dalla Cina nell’arco di tre generazioni. La sofferenza dei tibetani, iniziata nel 1935 quando la dissennata politica di Mao causò la prima grande carestia nella storia de Tibet, è continuata negli anni ’60 con la rivoluzione culturale e proseguita con l’intensificazione delle campagne di ri-educazione patriottica fino alla repressione seguita alla sollevazione generale del 2008. “Ovunque c’è oppressione c’è ribellione”, ha detto Kirti Rinpoche citando lo stesso Mao Tsetung.

 

Bruxelles, 10 marzo: raduno di solidarietà per il Tibet

Oltre 27 associazioni tibetane in rappresentanza delle comunità dei profughi di tutta Europa hanno indetto a Bruxelles, domenica 10 marzo, un raduno di solidarietà per il Tibet a commemorazione del 54° anniversario dell’insurrezione di Lhasa del 1959. Sono attesi nella capitale belga almeno 5000 tibetani ai quali si affiancheranno i sostenitori della causa tibetana. Gli organizzatori, in un comunicato stampa rilasciato in data odierna, hanno reso noto che la manifestazione si propone non solo di ricordare la tragica situazione esistente in Tibet e l’inarrestabile ondata delle autoimmolazioni, ma intende rivolgersi direttamente all’Unione Europea e ai suoi stati membri affinché si mobiliti a sostegno della lotta del popolo tibetano.

In particolare, i tibetani chiedono all’Unione Europea e agli stati membri:

  1. Di chiedere alla Cina di riconsiderare le proprie direttive politiche in Tibet e di risolvere la crisi tibetana attraverso la ripresa del dialogo;
  2. Di chiedere alla Cina di consentire l’accesso in Tibet ai media, alle delegazioni ONU e alle organizzazioni internazionali per verificare le reali cause delle autoimmolazioni;
  3. Di nominare uno Speciale Rappresentante Europeo per i Diritti Umani al quale sia consentito l’ingresso in Tibet per verificare la situazione;
  4. Di nominare uno Speciale Coordinatore Europeo per gli Affari Tibetani con il compito di operare per la ripresa del dialogo tra gli inviati del Dalai Lama e il governo cinese.

Fonti: Phayul – Bruxelles Rally Organizing Committee