Dharamsala, 18 marzo 2013. Kunchok Wangmo, una donna tibetana di trentuno anni, si è auto immolata a Taktsa, contea di Dzoege, nella regione di Ngaba, attorno alla mezzanotte del 13 marzo. Fonti tibetane hanno riferito che Konchok ha compiuto l’estremo atto di protesta di fronte all’edificio che ospita gli uffici dei funzionari cinesi. E’ deceduta sul luogo dell’immolazione.
A causa dei severissimi controlli, la notizia di questo nuovo caso di autoimmolazione è trapelata solo nella giornata di ieri. Le autorità cinesi hanno provveduto alla cremazione del corpo le cui ceneri sono successivamente state consegnate al marito, Dolma Kyab, al quale i funzionari dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza hanno ordinato di mentire sulle vere cause della morte della moglie. Gli è stato infatti ingiunto di diffondere la notizia che Kunchok si era data la morte con il fuoco per motivi familiari. Essendosi rifiutato di accondiscendere alla richiesta delle autorità, Kyab è stato arrestato e non si hanno al momento sue notizie.
Kunchok Wangmo è la 15° donna che in Tibet ha dato la sua vita per la libertà del proprio paese. Sale a 109 il numero dei tibetani che in Tibet si sono immolati con il fuoco dal 2009. La morte di Kunchok ha preceduto di soli tre giorni quella di Lobsang Thokmey, il monaco di Kirti immolatori il 16 marzo nella ricorrenza del sesto quinto anniversario della sollevazione generale del 2008 che, iniziata a Lhasa, si è poi diffusa in tutte le aree tibetane.
Fonti: the Tibet Post – Phayul