STUDENTI TIBETANI COMMEMORANO LA REPRESSIONE DEL 2008: INTERROGATI. RILASCIATI DUE PRIGIONIERI POLITICI.

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Dharamsala. 8 aprile 2013. Le autorità cinesi della provincia del Gansu hanno interrogato e minacciato di “seri provvedimenti” un gruppo si studenti tibetani che, in classe, avevano commemorato il quinto anniversario della repressione cinese seguita all’insurrezione di Lhasa, la capitale del Tibet, del marzo 2008.

Il 5 aprile, Radio Free Asia ha reso noto che a Lanzhou, capitale della provincia, gli studenti dell’Università delle Minoranze del Nord-Est si erano riuniti per esprimere la loro solidarietà e ricordare i tibetani caduti a Lhasa il 14 marzo 2008. Sulla lavagna (nella foto) avevano scritto “14 marzo 2008” e alla sua base avevano posto alcune lampade a burro. Le autorità cinesi, venute a conoscenza della commemorazione, hanno convocato e interrogato uno ad uno tutti gli studenti chiedendo loro, in particolare, i nomi delle persone che avevano organizzato la manifestazione di solidarietà. Ricordiamo che il 14 marzo 2008 migliaia di tibetani, monaci e laici, erano scesi nelle strade per protestare contro l’occupazione e la repressione cinese. La rivolta, iniziata nella cosiddetta Regione Autonoma, si era successivamente estesa a tutto il Tibet.

Nei primi giorni del corrente mese è giunta notizia della liberazione, prima della scadenza dei termini della pena, di due prigionieri politici tibetani. Jigme Gyatso, 52 anni, monaco e attivista tibetano, era stato condannato nel 1996 a 15 anni di carcere per “attività controrivoluzionarie” e “minacce allo stato socialista”. Nel 1998, mentre era rinchiuso nella prigione di Drapchi, aveva partecipato assieme ad altri reclusi ad una manifestazione di protesta in occasione della visita al carcere di una delegazione dell’Unione Europea. Era il fondatore dell’Organizzazione per l’Indipendenza Tibetana. Nel 2004 era stato condannato ad altri tre anni di reclusione con l’accusa di “incitamento al separatismo” per aver gridato “lunga vita al Dalai Lama”. Il suo rilascio era previsto per il marzo 2014 ma – forse per le sue precarie condizioni di salute – è stato improvvisamente liberato il 30 marzo.

Il 5 aprile è stato rilasciato Dawa Gyaltsen, 47 anni, condannato nel 1997 a 18 anni di carcere per avere distribuito volantini in cui chiedeva l’indipendenza del Tibet. Ufficialmente la sua liberazione è avvenuta per “buona condotta”, ma il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ipotizza che il rilascio sia stato anticipato per evitare la sua morte in carcere: a causa delle torture patite e nel confino in cella per molti anni, le condizioni di salute si Dawa sono, infatti, estremamente critiche.

Tenzin Tsundue, l’attivista tibetano in esilio che lo incontrò a Lhasa nel 1997, così ricordò Dawa Gyaltsen nel corso di una sua deposizione davanti al tribunale nazionale spagnolo, nel luglio 2006: “Mi mostrò i suoi polsi, portavano i segni delle torture, le manette erano così strette che erano penetrate nella carne. Quando fu arrestato, fu lasciato al buio in una stanza per dieci giorni, senza cibo. Per tenerlo in vita gli gettavano addosso, una volta al giorno, secchi d’acqua”.

Fonti: Phayul – Radio Free Asia – The Tibet Post International