13 maggio 2013. Secondo quanto previsto da un nuovo piano regolatore approvato dalle autorità cinesi, quello che resta delle tradizionali abitazioni tibetane della città di Lhasa sarà demolito per fare posto a un grande centro commerciale destinato a trasformare l’antica capitale del Tibet in una città turistica simile a Lijiang, lo “Shangri-La” della provincia dello Yunnan. Il progetto, già in fase di realizzazione (nelle foto) prevede la distruzione dell’area attorno al tempio del Jokhang e a quello di Ramoche.
Da Pechino, dove attualmente risiede, la scrittrice e blogger tibetana Woeser ha lanciato all’UNESCO e alle istituzioni di tutto il mondo un disperato appello affinché Lhasa sia risparmiata da una “spaventosa modernizzazione”, “un imperdonabile e incalcolabile crimine contro l’antica città, la cultura umana e l’ambiente”. In una petizione pubblicata su Wiebo, la rete cinese, all’inizio del corrente mese e prontamente censurata dalle autorità, la scrittrice ha denunciato il progetto della costruzione di un centro commerciale nel cuore della città vecchia, progetto che comporterebbe la totale distruzione dell’area del Barkhor, attorno al più sacro dei templi di Lhasa, il Jokhang. Una volta completato, il “Barkhor Shopping Mall” coprirà un’area di 150.000 metri quadrati e sarà in grado di ospitare, nel suo parcheggio sotterraneo, oltre 1000 automobili. I venditori ambulanti troveranno posto all’interno del centro commerciale e gli abitanti dei quartieri demoliti saranno trasferiti nella contea di Toluing Dechen, alla periferia occidentale di Lhasa. Se accetteranno la nuova sistemazione in tempi brevi, saranno risarciti con un compenso in danaro tra i 20.000 e 30.000 remibi.
Nel suo appello, Woeser afferma che la distruzione di Lhasa, le cui parti più antiche risalgono al VII secolo, coinvolgerà anche altre zone della città vecchia, compresa l’area di fronte al tempio di Ramoche dove saranno aperte ampie piazze. “La Città Vecchia non sarà più la stessa”, dice Woeser, “le sue strade non vedranno più i pellegrini compiere le circumambulazioni, le prostrazioni e accendere le lampade a burro”. E tutto questo non solo per motivi puramente economici: considerando attentamente il progetto, si nota l’intenzione sia di distruggere ciò che resta della vecchia Lhasa sia di evacuare completamente i venditori ambulanti dalle strade del Barkhor. La scrittrice tibetana nota che uno sconvolgimento urbanistico del tutto simile è già stato attuato in due altre città: Lijiang, nello Yunnan e Hunan, trasformate dalle autorità cinesi in moderne città turistiche. Dopo la ricostruzione, Lijiang è stata ribattezzata “Shangri-La” allo scopo di attrarre il maggior numero di turisti in un’operazione che Woeser definisce di “turismo coloniale”.
Nella lettera “La nostra Lhasa è sull’orlo della distruzione, salvate Lhasa!”indirizzata all’UNESCO e a tutte le maggiori organizzazioni mondiali a difesa dell’ambiente, Woeser chiede di fermare il disastroso progetto cinese e dalla minaccia senza precedenti che in questo momento grava sulla città. La traduzione in lingua inglese dell’appello al sito:
Fonti: Phayul – Tibet Post
Aderendo alla petizione internazionale, lanciata da Londra, le cui firme saranno inviate a Kishore Rao, direttore dell’UNESCO, e a William Hague, segretario agli esteri britannico, l’Associazione Italia-Tibet invita i lettori e tutti i sostenitori della causa tibetana a firmare l’appello
STOP ALLA DISTRUZIONE DI LHASA
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