LA CINA ALLA 23° SESSIONE ONU SUI DIRITTI UMANI: “ILLEGALI” LE DIMOSTRAZIONI DEGLI STUDENTI A CHABCHA

protesta_a_ChabchaDharamsala, 6 giugno 2013. Il 3 giugno del corrente mese, nel corso della 23° sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, il Presidente e i referenti speciali del Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni e gli Arresti Arbitrari hanno rilasciato una comunicazione congiunta sulla detenzione arbitraria e sul diritto di libera riunione in riferimento ai fatti avvenuti a Chabcha, nella regione di Tsolho, il 26 novembre 2012.

In quell’occasione, un gruppo di mille giovani aveva organizzato una dimostrazione di protesta (nella foto) contro la distribuzione di un libretto di “educazione patriottica” in dieci punti distribuito nelle università in cui la lingua tibetana era definita “irrilevante” e le auto immolazioni un “gesto stupido”. Gli studenti domandavano uguaglianza fra le etnie, rispetto per la verità e un nuovo governo. Nonostante il carattere non violento del raduno, dopo due ore di protesta, gruppi di poliziotti armati si erano scontrati con gli studenti che erano stati violentemente picchiati in modo indiscriminato. Quindici studenti furono feriti in modo grave e in molti furono fermati. Una nuova protesta era scoppiata due giorni dopo, il 28 novembre. Gli studenti avevano pacificamente dimostrato a Chabcha, di fronte agli uffici governativi, invocando la libertà e il diritto a parlare la lingua tibetana. La polizia era nuovamente intervenuta picchiando gli studenti e facendo uso di gas lacrimogeni. Il 27 dicembre 2012 il procuratore di Tsolho autorizzò l’arresto di otto studenti che, il 10 aprile 2013, sono stati condannati a pene detentive di lunghezza compresa tra i tre e i quattro anni per aver preso parte alla protesta in violazione dell’articolo 296 della legge penale della Repubblica Popolare Cinese.

Alle Nazioni Unite, il rappresentante cinese ha risposto che le dimostrazioni degli studenti del 26 novembre 2012 erano illegali in quanto organizzate senza il previo permesso delle autorità, come stabilito dalla legge. In un comunicato stampa, il Dipartimento Relazioni Interne e Internazionali dell’Amministrazione Centrale Tibetana dichiara che “nel rilasciare questa dichiarazione il rappresentante cinese rivela che qualsiasi tipo di dimostrazione giudicata dalle autorità contraria agli interessi dello stato, della società o della comunità non sarà permessa”. Il DIIR ritiene inoltre incomprensibile che le proteste degli studenti siano definite “illegali” dal momento che l’articolo IV della Costituzione della Repubblica Popolare afferma che la gente di ogni etnia è libera di usare e sviluppare la propria lingua sia scritta sia parlata e di preservare le proprie tradizioni.

Fonte: Dipartimento Relazioni Interne e Internazionali della CTA

 

Riportiamo il testo completo, nella traduzione in lingua inglese, della dichiarazione del rappresentante cinese alle Nazioni Unite:

 

The Chinese Government has looked carefully into the matter referred to in the text and wishes to make the following reply.  On 26 November 2012 a number of students from a vocational and technical school in Hainan Prefecture, Qinghai Province, held a demonstration to express dissatisfaction with the management of their school, without requesting or obtaining permission from the relevant authorities as required by law, organizing over 200 students in an illegal street demonstration. The relevant local government departments and the school authorities patiently and painstakingly made efforts to convince the students to stop their action, but some of the students refused to comply with an order to disperse and threw stones at the police who were on the scene to maintain order. A few of the students crowded and tugged at each other, resulting in minor injuries. The local authorities showed the utmost restraint.

 

 

Afterwards, the students were persuaded to return to the campus. Those who had been 
injured were promptly taken to hospital for treatment, and have since been discharged after their recovery. The reports of a so-called official booklet mocking the Tibetan language, or excessive use of force by the local police, or the  firing of warning shots and cuts on students’ heads and bodies, are purely groundless fabrications.

 

 

The Chinese Constitution guarantees citizens the freedom of speech, of publication, 
of assembly, of association, of procession and of demonstration. However, when exercising their freedom of assembly, of association, of procession and of demonstration, citizens must not harm the interests of the State, society or the community or the legitimate freedoms and rights of other citizens. Certain students failed to apply for and obtain authorization from the relevant authorities in accordance with the Law on Assembly, Processions and Demonstrations of the People’s Republic of China and then organized, led and convened an illegal procession and demonstration, moreover refusing to comply with an order to disperse, thus seriously undermining public order. Their conduct was a violation of article 296 of the Criminal Law of the People’s Republic of China, and, as they were suspected of involvement in the organization of an illegal procession and demonstration, on 27 December 2012 the People’s Procuratorate of Gonghe  County in Qinghai Province authorized their arrest, in accordance with the law. As they had violated the relevant provisions of the Law of the People’s Republic of China on Public Security Administration Punishments, they each received sentences of administrative detention as a public security punishment. Consideration of this case is currently under way and is progressing.