13 giugno 2013. Il giornalista francese Cyril Payen (nella foto) e l’emittente France 24 sono stati oggetto di minacce e intimidazioni da parte dei funzionari dell’ambasciata cinese dopo la messa in onda da parte del sito di informazione francese del documentario “Sette giorni in Tibet” (vedi news del 22 maggio) girato segretamente a Lhasa all’inizio del mese di maggio del corrente anno.
Ottenuto il visto d’ingresso nella capitale tibetana, Cyril Payen, corrispondente in Tailandia, era riuscito a documentare in un breve video la repressione cinese, l’occupazione militare e la distruzione della cultura tibetana. Il filmato, seguito da un dibattito in diretta alla presenza dell’autore e del rappresentante dell’Ufficio del Tibet di Ginevra, era stato mandato in onda da France 24 il 31 maggio. Dopo la proiezione, alcuni funzionari dell’ambasciata cinese a Parigi si sono presentati al quartier generale dell’emittente chiedendo che il documentario, definito mendace e zeppo di errori, fosse rimosso dalle pagine del sito. France 24 ha opposto all’ingiunzione un netto rifiuto. Lo stesso Cyril Payen, rientrato a Bangkok il 3 giugno, è stato contattato dall’ambasciata cinese che lo ha convocato per un incontro immediato presso gli uffici della sede diplomatica. Dichiaratosi disponibile a incontrare i funzionari dell’ambasciata nel proprio albergo, una funzionaria dello staff, in un audio messaggio, gli ha ingiunto di recarsi presso l’ambasciata e spiegare le ragioni per le quali era ricorso “all’inganno” per ottenere il visto d’ingresso a Lhasa, pena l’assunzione “delle proprie responsabilità” in caso di un nuovo rifiuto. Oltre a questo messaggio, il giornalista ha ricevuto numerose telefonate anonime.
L’associazione Reporter Senza Frontiere ha immediatamente denunciato come inaccettabile un simile comportamento “che ci potrebbe aspettare dalla mafia e non da diplomatici di alto rango”. “E’ del tutto inaccettabile” – si legge in un comunicato pubblicato nel sito dell’organizzazione – “che in Francia e in Tailandia appartenenti al corpo diplomatico esigano con le minacce di modificare il contenuto di una notizia e convochino presso le proprie sedi un giornalista con l’intenzione di interrogarlo”. “Chiediamo alle autorità francesi di convocare i rappresentanti dell’ambasciata francese a Parigi ed esprimere la propria protesta contro questa inaccettabile intimidazione e il ricorso a metodi aggressivi che violano la libertà di informazione”.
Il video nella sua versione integrale al sito:
Il dibattito ai siti:
Fonte: RSF.org