Dharamsala, 31 luglio 2013. Nel tentativo di porre fine alle attività “anti cinesi” e alle richieste di“libertà per il Tibet”, la polizia nepalese ha installato nella capitale, soprattutto nell’area dello stupa di Boudhanath, trentacinque sofisticate telecamere di fabbricazione cinese che garantiscono la sorveglianza del territorio nell’intero arco delle ventiquattro ore.
La polizia nepalese, che ha definito l’area attorno a Boudha “il centro del movimento di liberazione del Tibet e delle attività anti cinesi”, ha fatto sapere che 19 telecamere monitoreranno le attività attorno allo stupa mentre altre 16 controlleranno la zona compresa tra Chabahil Chowk e Jorpati Chowk. Il 13 febbraio dell’anno in corso, un giovane monaco tibetano fuggito dal Tibet, Drupchen Tsering, si era dato fuoco nelle vicinanze dello stupa ed era deceduto in seguito alle gravi ustioni riportate. Le autorità ne avevano segretamente cremato il corpo nonostante gli appelli e le proteste dei tibetani che ne reclamavano la restituzione.
Nell’aprile 2013, Pushpa Kamal Dahal aka Prachanda, ex primo ministro e presidente del Partito Comunista Unito del Nepal, aveva promesso al neo presidente cinese Xi Jinping che il Nepal avrebbe contrastato e represso ogni attività anti cinese dei 20.000 tibetani residenti nel paese affermando che “la stabilità nazionale e l’integrità di Nepal e Cina non potevano essere compromesse in nome della libertà religiosa e dei diritti umani”.
E’ del 29 luglio la notizia che quattro tibetani diretti a Pechino per chiedere la liberazione di Tenzin Delek Rinpoche (nella foto), sono stati tratti in arresto. Erano partiti dalla regione del Lithang, nel Tibet orientale, alla volta della capitale cinese il 9 luglio ma le autorità cinesi di Nyagchu, venute a conoscenza dello scopo del loro viaggio, hanno immediatamente messo sulle loro tracce un team di appartenenti alle forze di pubblica sicurezza con l’ordine di arrestarli. I quattro tibetani sono stati fermati la notte del 20 luglio e sono ora detenuti a Gara, una località nelle vicinanze di Nyagchu. Tenzin Delek Rinpoche, un lama di alto rango venerato e rispettato sia dai tibetani all’interno del Tibet sia dai rifugiati in esilio, sta scontando l’ergastolo sotto l’accusa di essere stato l’organizzatore delle esplosioni avvenute nel 2002 nel Tibet orientale. Lobsang Dhondup, suo amico e collaboratore, era stato condannato a morte e la sentenza era stata immediatamente eseguita.
Fonte: Phayul