UN MONACO SI AUTOIMMOLA IN AMDO. NUOVI ARRESTI A DRIRU

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Dharamsala, 11 novembre 2013. E’ giunta in mattinata notizia di una nuova autoimmolazione in Tibet, nella regione dell’Amdo. Tsering Gyal (nella foto), un giovane monaco del monastero di Akyong, nella Contea di Golok Pema, si è tolto la vita con il fuoco alle ore 17.40, ora locale. Si tratta del 122° caso di autoimmolazione all’interno del Tibet dal 2009, il 129° comprendendo anche coloro che hanno sacrificato la loro vita nell’esilio invocando la libertà del Tibet.

Tsering Gyal, 20 anni, è stato immediatamente traportato all’ospedale di Xiling dagli agenti di pubblica sicurezza subito accorsi sul luogo dell’immolazione. E’ deceduto la sera stessa, attorno alle 22.00. Queste le sue ultime parole: “Oggi mi sono autoimmolato per l’unione di tutti i tibetani. Le mie sole speranze sono l’unità dei tibetani e la preservazione della lingua e della tradizione del mio paese. Solo così tutti i tibetani potranno essere riuniti”. Testimoni oculari hanno riferito che, prima di stramazzare a terra avvolto dalle fiamme, Tsering ha intonato: “Possa Sua Santità il Dalai Lama sapere…”A mezzanotte, il corpo carbonizzato di Tsering Gyal è stato portato al monastero dove i monaci hanno officiato i rituali funebri.

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Non si arresta intanto l’ondata delle proteste. La scorsa settimana le autorità cinesi hanno tratto in arresto 17 tibetani, tra i quali tre donne, a Tenkhar, un villaggio della di Driru dove la situazione resta tesa da quando i tibetani si sono rifiutati di issare sui tetti delle loro case la bandiera cinese. Gli arrestati avevano chiesto ai funzionari cinesi giunti sul luogo per una sessione di ri-educazione patriottica, notizie circa l’arresto dello scrittore Tsultrim Gyaltsen e del suo amico Yougyal. La discussione, sfociata in un’aperta manifestazione, ha portato all’imprigionamento dei dimostranti.

Il rifiuto di issare la bandiera cinese sui tetti delle abitazioni in segno di lealtà alla Cina si è esteso ad altre due Contee, Kardze e Dzatoe. A Kardze, i tibetani dei villaggi della Contea, chiamati a raccolta ed invitati dalle autorità cinesi a dispiegare la bandiera, si sono opposti con fermezza affermando che mai la bandiera rossa aveva sventolato sui tetti delle loro case. Stessa ingiunzione agli abitanti della Contea di Dzatoe, già teatro delle proteste contro i lavori di estrazioni minerarie che la popolazione locale ritiene illegale.

Fonti: Phayul – agenzie