TRE NUOVI ARRESTI A DRIRU

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3 dicembre 2013. Fonti tibetane in esilio hanno dato notizia dell’avvenuto arresto di tre tibetani della Contea di Driru, situata nella regione di Nagchu, nel Tibet centrale o “Regione Autonoma Tibetana”. Il primo arresto è avvenuto il 23 settembre: Lobsang Tashi, un monaco del monastero di Rabten, è stato portato via con la forza dal suo alloggio. Il suo computer e il suo cellulare sono stati sequestrati. L’arresto degli altri due tibetani è avvenuto il 23 novembre.

Si chiamano Lobsang Choeying e Kunchok Choephel e sono originari del villaggio di Ngayang. Lobsang è accusato di aver partecipato alle manifestazioni di protesta contro il governo cinese organizzate all’inizio di settembre di fronte a una scuola. Kunchok è accusato di aver fatto pervenire alle “forze separatiste” capeggiate dal Dalai Lama informazioni sulle recenti proteste avvenute a Driru. Non si conosce dove sono detenuti ma, secondo alcune fonti, si troverebbero nelle prigioni cinesi di Nagchu, Driru e Lhasa.

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Un rapporto stilato dalla Commissione Esecutiva sulla Cina del Congresso USA e pubblicato da Voice of America, afferma che nonostante la “scarsa” attenzione dei media, il governo cinese sta prendendo molto sul serio le manifestazioni di protesta avvenute recentemente a Driru e che il modo con cui le forze di sicurezza cinesi hanno represso le manifestazioni riflettono la volontà della Cina di evitare il diffondersi delle manifestazioni. Secondo Steve Marshall, senior adviser della Commissione, le autorità cinesi considerano Driru e le due vicine Contee di Sog e Drachen i punti caldi dell’attivismo anticinese. “Dal loro punto di vista si tratta di un piccolo fuoco in un posto remoto” – afferma Marshall – “ma si tratta di un piccolo fuoco che non desiderano si propaghi nella regione fino ad arrivare, per esempio, a Lhasa”. Aggiunge che, per quanto di scala inferiore, le proteste di Driru ricordano ai cinesi quelle di Lhasa del 2008.

A Driru, negli ultimi due anni, si sono auto-immolati almeno quattro tibetani ma la Cina, a riprova di quanto ritiene “sensibile” la situazione nella Contea, non ha mai ammesso che queste immolazioni siano avvenute. Nell’agosto 2013 il governo della Regione Autonoma Tibetana ha lanciato a Driru una campagna speciale di ri-educazione patriottica. Il mese seguente, è stato ordinato agli abitanti del villaggi della Contea di issare la bandiera cinese sui tetti delle case ma, disobbedendo all’ordine, i residenti di almeno due insediamenti le hanno gettate in un fiume. Da allora non sono cessate le proteste, gli arresti e le sparatorie della polizia sui dimostranti.

Fonti: Phayul – Voice of America