LE ULTIME PAROLE DI TSUILTRIM GYATSO. DRIRU: IL TRIBUNALE CONDANNA TRE TIBETANI

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Dharamsala, 26 dicembre 2013. Prima di darsi la morte con il fuoco per la libertà del suo paese, Tsuiltrim Gyatso, il monaco quarantaduenne immolatosi il 19 dicembre, ha lasciato un ultimo, vibrante messaggio destinato ai suoi compatrioti. “Io, Tsuiltrim  Gyatso, il guerriero delle nevi, mi immolo con il fuoco per il bene di tutti i tibetani”: questo l’incipit del suo appassionato testamento spirituale affidato a un semplice foglio di carta a righe (nella foto).

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“Il cuore è a pezzi. Fratelli, state ascoltando? State vedendo? A chi dovrei raccontare le sofferenze di sei milioni di tibetani? Sotto questa brutale prigionia cinese tutti i nostri preziosi tesori, l’oro e l’argento, ci vengono rubati. La gente è costretta a soffrire. Pensando a queste cose scorrono lacrime, il prezioso corpo umano è avvolto dalle fiamme. Mi immolo con il fuoco per il ritorno del Dalai Lama in Tibet, per la liberazione del Panchen Lama e per il bene di sei milioni di tibetani. Possano tutti gli esseri senzienti liberarsi dai tre veleni e raggiungere lo stato di Buddha. Possano il lama e i Tre Gioielli prendersi cura di coloro che sono calpestati e senza rifugio. Fratelli e sorelle della Terra delle Nevi, per la salvezza dell’unità del Tibet non cedete alla falsità delle volpi”. Da Tsuiltrim Gyatso, il guerriero delle nevi”.

Continua la repressione a Driru, nella cosiddetta Regione Autonoma. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha reso noto che a tre tibetani, arrestati nel corso del mese di novembre, sono state inflitte – il 19 dicembre –  pene detentive di diversa durata. Le sentenze riguardano il cantante Trinley Tsekar, 22 anni, condannato a nove anni di carcere, Choepa, condannato a nove anni, e Tselha, condannato a tre anni di reclusione. Sono accusati di “tentativo di dividere la nazione” per avere fomentato la prolungata rivolta popolare contro le attività minerarie condotte dai cinesi nella Contea di Driru nella zona della montagna di Naglha Dzamba che i tibtani ritengono sacra e quindi inviolabile.