6 marzo 2014 (AsiaNews). Una donna di identità sconosciuta si è data fuoco ieri in piazza Tiananmen. La protesta è avvenuta in coincidenza con l’apertura dei lavori della XII sessione dell’Assemblea nazionale del Popolo, il “Parlamento cinese” che si è riunito nella Grande sala del Popolo (anch’essa nella piazza simbolo della capitale). La donna è stata subito circondata da agenti di polizia e della sicurezza nazionale, che hanno prima spento il fuoco e poi l’hanno portata via: non sarebbe in pericolo di vita.
Alcuni testimoni oculari, interpellati da Radio Free Asia, spiegano di aver “solo intravisto” la donna, che avrebbe riportato ustioni al volto. Secondo queste persone, si tratta di una persona “molto magra, fra i 30 e i 40 anni”. La polizia intervenuta sul posto ha ripulito la piazza da ogni traccia dell’episodio, impedendo ai presenti di fare fotografie. Fra le 11 e le 11.30 del mattino, Tiananmen è stata “rimessa in ordine”.
Wang Jing, attivista per i diritti umani con base a Pechino, racconta: “Ho visto del fumo provenire dal ponte Jinshui, e sono corsa a vedere cosa stesse accadendo. C’erano estintori e schiuma bianca dovunque, non si riusciva a vedere la persona circondata dagli agenti. La polizia ha sgombrato l’area e mi ha preso il telefonino, con cui cercavo di fare un video”. Al momento, le uniche immagini disponibili dell’incidente sono quelle del sito Tianwang (vedi foto), in cui si nota la coltre di fumo sulla piazza.
Per il momento restano sconosciuti i motivi alla base del gesto: i giornali tibetani non fanno accostamenti fra il tentato suicidio e le auto-immolazioni che avvengono in Tibet, mentre i dissidenti uiguri dicono di “non sapere nulla” dell’accaduto. In ogni caso, è certo che la donna volesse protestare contro il governo cinese. È infatti usuale che coloro che si presentano a Pechino per portare petizioni, lamentele o critiche nei confronti delle autorità di Pechino scelgano proprio dei momenti particolari – come l’apertura dell’Anp – per far sentire la loro voce.
Tali forme di protesta sono tuttavia quasi sempre bloccate dalla polizia e le persone coinvolte sono arrestate o rimandate a casa. Nel dicembre 2013, in occasione della Giornata mondiale per i diritti umani, un gruppo composto da 13 persone ha tentato un suicidio di massa a Pechino per protestare contro il mancato risarcimento per lo sgombero forzato delle loro case. Anche in quell’occasione, la polizia è intervenuta per arrestare i manifestanti e sgombrare la scena. Nell’ottobre dello stesso anno, una macchina è esplosa in Tiananmen uccidendo tre persone: per le autorità, si è trattato di “un attentato” organizzato dagli indipendentisti del Xinjiang.
Fonte: AsiaNews