5 maggio 2014. Fonti tibetane hanno reso noto che lo scorso mese di aprile le autorità cinesi di Kyegudo, nella tradizionale provincia tibetana del Kham, hanno distrutto alcune fabbriche di mattoni di proprietà dei tibetani in cambio di una somma di danaro pari a circa 8.000 dollari USA loro elargita dai produttori cinesi. “Armati di bulldozer, le autorità cinesi hanno distrutto le fabbriche e picchiato i lavoratori”.
I funzionari cinesi hanno affermato che le fabbriche dei tibetani erano “illegali” e hanno confiscato e distrutto i telefoni cellulari di quanti tentavano di opporsi alle demolizioni o si accingevano a fotografare le macerie. Le fabbriche di proprietà dei cinesi non sono ovviamente state toccate.
L’area di Kyegudo è tristemente nota per essere stata colpita il 14 aprile 2010 da un devastante terremoto che ha raso al suolo la città e causato almeno 3000 morti. Molte delle abitazioni sono poi state ricostruite a spese dei sopravvissuti (nella foto – che risale al 2011 – uno dei nuovi quartieri). I tibetani dell’area di Kyegudo lamentano di essere discriminati rispetto agli immigranti cinesi: affermano che le autorità locali non concedono loro i permessi necessari per aprire ristoranti, negozi o centri per la preservazione della lingua tibetana. Le richieste degli immigrati cinesi vengono invece evase con rapidità.
La discriminazione tra han e tibetani, diffusa in tutte le aree del Tibet, riguarda anche il settore scolastico. Il 30 aprile circa 160 insegnanti si sono riuniti all’esterno degli uffici della prefettura di Malho per protestare in quanto sottopagati rispetto ai loro colleghi cinesi. Ufficialmente, la ragione del loro salario ridotto è dovuta al fatto di essere stati assunti come “sostituti”, ma i tibetani affermano di svolgere il loro lavoro a tempo pieno.
Lobsang Dhonyoe, un monaco del monastero di Gonsal, Contea di Dege – prefettura di Kardze – è stato rilasciato dopo aver scontato i sei anni di carcere inflittigli con l’accusa di aver capeggiato “attività separatiste” durante le proteste del 2008. Il monaco quarantaduenne era stato tratto in arresto il 28 aprile di quello stesso anno. Aveva partecipato con altri monaci a una manifestazione di protesta nel corso della quale aveva fatto sventolare la bandiera tibetana.
Fonti: Phayul – Radio Free Asia