3 giugno 2014. Domani 4 giugno ricorre il 25°anniversario della protesta di piazza Tienanmen durante la quale il governo cinese rispose con la forza alla proteste di intellettuali e studenti che chiedevano maggiore libertà. In sei settimane a Pechino le truppe dell’esercito nazionale, appoggiate dai carri armati, massacrarono i manifestanti inermi che invocavano democrazia e la fine della corruzione per la società cinese.
Il bilancio di quel massacro non è mai stato pubblicato dal governo, ma organizzazione internazionali indipendenti dicono che attorno alla piazza, nelle vie laterali e nei giorni seguenti al 4 giugno, sono state uccise alcune migliaia di persone. Il Partito si prepara ora alla commemorazione con una censura preventiva del web e mettendo a tacere i dissidenti. Finora sono almeno ottanta le persone detenute o isolate per un loro qualche legame con eventi legati al 25°anniversario della violenta soppressione del movimento di studenti e operai.
Riferisce AsiaNews che la polizia ha arrestato lo statista Bao Tong, 81 anni, un collaboratore di Zhao Ziyang, segretario del Partito al tempo del massacro. Entrambi erano contrari all’intervento dell’esercito per “ripulire” la piazza dal sit-in che si prolungava da settimane. Ma ha visto la decisione di Deng Xiaoping e di Li Peng. Zhao e Bao sono stati arrestati e i carri armati sono arrivati in piazza Tienanmen uccidendo e stritolando i giovani lì radunati. Da allora Bao ha passato sette anni in prigione e vari decenni agli arresti domiciliari, anche se il Partito gli ha permesso ogni tanto di incontrare giornalisti stranieri per interviste o commenti su fatti correnti.
Bao Pu, il figlio di Bao Tong, ha detto di non sapere dove suo padre è stato portato e non è possibile rintracciarlo. Questa è la prima volta che il padre viene sequestrato dalle forze dell’ordine. “In passato – spiega – le autorità gli chiedevano di lasciare la sua casa, a Pechino, intorno al primo giugno, ma non lo obbligavano. Quest’anno lo hanno portato via”.
Negli altri anni, Bao prendeva una “vacanza forzata” viaggiando nel Jiangsu o nel Zhejiang, per tenerlo lontano dalla capitale e da possibili celebrazioni dell’anniversario del massacro.
L’ultimo provvedimento delle autorità cinesi – impegnate ogni anno, per tutto l’anno, a cancellare ed eliminare una memoria storica ingombrante e imbarazzante – riguarda l’arresto di Guo Jian, artista cinquantaduenne nato in Cina ma con cittadinanza australiana. L’uomo è stato prelevato dalla sua casa di Songzhuang, nella periferia est di Pechino, dopo che il Financial Times aveva pubblicato la sua ultima opera chiamata “The Square”, un diorama di piazza Tienanmen ricoperta di carne macinata.
La sua colpa è quella di aver preso parte 25 anni fa, cercando di ricordarle a tutt’oggi, le proteste che tra la metà di aprile e l’inizio di giugno portarono in piazza Tienanmen un gran numero di giovani, universitari ed intellettuali, stanchi della chiusura del Partito Comunista e della demonizzazione degli studenti avviata nel 1983 da Pechino.
Amnesty International ha chiesto al governo cinese di “rilasciare tutti coloro che vennero arrestati durante le proteste pro-democrazia del 4 giugno 1989” e di “arrestare i responsabili del massacro”.
In un documento rilasciato oggi dall’organizzazione internazionale si legge: “Il ricordo di Tienanmen rimane vivo in maniera chiara nell’opinione pubblica della Cina contemporanea e la popolazione cinese continua ad avere voglia di giustizia”.
“Rinnoviamo le nostre richieste verso il governo – si legge ancora – per condurre un’inchiesta indipendente sull’assassinio di studenti disarmati e dimostranti. I responsabili devono essere fermati e consegnati alla giustizia. Chiediamo inoltre a Pechino di rilasciare tutti i detenuti arrestati dopo la violenta repressione della manifestazione e che non hanno mai avuto un giusto processo”.
Il regime comunista cinese continua a definire “datate” le preoccupazioni dell’opinione pubblica riguardo al massacro e si ostina nel dichiarare che senza la repressione in piazza Tienanmen la Cina non avrebbe potuto godere di 16 anni di robusta crescita economica. Queste posizioni sono state ripetute da rappresentanti del governo anche ieri.
L’organizzazione aggiunge alla richiesta indirizzata a Pechino una lista di persone arrestate dal governo per aver espresso opposizione al modo in cui il governo gestì la protesta pacifica. Amnesty cita inoltre la continua persecuzione nei confronti delle “Madri di Tienanmen”, gruppo formato da 125 familiari delle vittime della strage del 4 giugno 1989, guidato da Ding Zilin, il cui figlio venne ucciso durante la repressione del movimento.
Le parole del segretario generale di Amnesty International al sito:
Fonti: AsiaNews – Il Sole 24Ore – Amnesty International