Perché gli studenti di Hong Kong protesteranno per tutta la settimana

RaiNews.it

22 settembre 2014

 

 

Gli studenti di Hong Kong si preparano a disertare le lezioni per una settimana intera per chiedere maggiore democrazia. Una campagna di disobbedienza civile che coinvolge 24 istituti, tra università e scuola superiori, che vuole essere il preludio alla protesta di massa che il movimento Occupy Central ha organizzato per il primo di ottobre. Il fronte pro Beijing ha paragonato i manifestanti ai criminali della Triade e minacciato ritorsioni.
Perché protestano gli studenti

 

Pechino ha promesso che dal 2017 la ex colonia britannica potrà eleggere il proprio chief executive – l’equivalente di un governatore – che ora invece viene nominato dal governo centrale. Il nodo sta nel fatto che i candidati verranno scelti da una commissione dell’esecutivo mentre gli abitanti di Hong Kong vorrebbero che le elezioni fossero libere, senza questo “setaccio” iniziale. Ad organizzare questo protesta è stato il movimento Federation of Students and Scholarism.
Chi aderisce alla protesta: studenti e insegnanti insieme

 

In stretto contatto con Occupy Central, gli studenti non saranno in classe ma porteranno le lezioni in piazza. Per ora ci sono 80 incontri pubblici in calendario con oltre 100 accademici che hanno accettato di tenere i corsi fuori dalle mura scolastiche, soprattutto nei parchi. 
Perché la Cina è contraria

 

La gestione di Hong Kong pone per la Cina il problema del “controllo” delle istanze di democratizzazione. Il timore è che le rivendicazioni delle due SAR (Regioni ad Amministrazione Speciale) – l’ex colonia britannica e Macao, tornata in mani cinesi dopo essere stata portoghese – possano diffondere il virus anche nel Paese ed erodere quindi il potere del Partito Comunista al governo. 
Il referendum contro il nuovo sistema elettorale

 

Nei mesi scorsi le proteste sono state molto partecipate e a fine maggio si è anche tenuto una sorta di referendum, senza valore legale, in cui Occupy Central chiedeva ai cittadini di scegliere tra diversi sistemi – proposti da associazioni e privati cittadini – per selezionare i candidati: uno, ad esempio, ipotizzava che ci si potesse presentare alle elezioni sono dopo una raccolta di 35 mila firme, un altro chiedeva che a scegliere fossero i cittadini e non la commissione governativa. I risultati non sono stati riconosciuti né da Pechino né dal governo locale di Hong Kong che hanno definito il referendum “illegale e inedito”.
Il precedente: la vittoria contro il cambio dei programmi scolastici

 

Nel 2012 Beijing aveva tentato di introdurre il programma di “educazione morale e nazionale” in vigore nella madrepatria in cui, tra l’altro, si elogiava il sistema a partito unico definito più efficiente della democrazia. La protesta di studenti, insegnati e genitori è stata massiccia: scioperi della fame e cortei di persone vestite di nero “in lutto per la fine della libertà accademica”. A quel punto il capo dell’esecutivo di Hong Kong aveva dovuto fare dietrofront: le nuove materie non saranno obbligatorie ma facoltative. 
Perché Hong Kong può fare queste rivendicazioni

 

Lo status privilegiato di SAR permette ad Hong Kong di avere rivendicazioni e ascolto diverso da parte del governo di Beijing. Colonia britannica dal 1842 è stata spesso definita come “il punto di incontro tra Oriente e Occidente anche dopo che, nel 1997, è tornata sotto il controllo cinese. Ancora oggi nell’arcipelago sopravvive il modello politico-economico “un Paese, due sistemi”. Beijing, infatti, ha deciso di lasciare a Hong Kong – diventato nel frattempo uno dei centri finanziari più importanti del mondo – una forma di autonomia più ampia: un sistema politico meno vincolato al governo centrale e un sistema giuridico mutuato da quello britannico, così come quello scolastico. 
Chi c’è dietro Occupy Central

 

Fondato da nel 2013 da Benny Tai Yiu-ting, professore di legge di Hong Kong, il movimento si batte per una maggiore autonomia dalla madrepatria e per mantenere lo standard democratico ottenuto quando era una colonia della Regina. Il primo luglio scorso – in occasione del 17esimo anniversario del ritorno dell’arcipelago sotto il controllo cinese – Occupy Central ha portato in piazza oltre 500 mila persone (secondo i numeri forniti dagli organizzatori) per denunciare quella che hanno definito occupazione cinese.

 

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22 settembre 2014